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Cronaca

Dossier di Caselli sulla ‘ndrangheta: Torino per anni ha finto che non esistesse

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caselliLo scorso 17 dicembre la Commissione Parlamentare Antimafia presieduta da Rosi Bindi ha convocato a Roma l’ex Procuratore Capo di Torino Giancarlo Caselli per fare il punto sulla presenza della ‘ndrangheta in Piemonte. Il dossier presentato da Caselli ha dato diverse risposte e chiarito vari punti. Sono i numeri come sempre a rendere meglio di tutto il resto l’idea sulla situazione. “Tenendo a mente le operazioni Minotauro e Alba Chiara su 163 imputati rinviati a giudizio per 416 bis (associazione a delinquere di stampo mafioso), 107 sono stati condannati (ma per moltissimi di questi ci sono ancora gradi di giudizio pendenti) e 33 assolti. A questi vanno aggiunti i 12 rinviati a giudizio per Colpo di Coda (Chivasso). Anni totali carcere: 944, di cui 885 per 416 bis. Il 77% degli indagati è stato condannato. Ed è un dato che, nell’ottica dell’accusa, è decisamente confortante. […] Il numero dei procedimenti aperti nel 2010 era pari a 30 fascicoli, diventati 91 nel 2011 e 140 fino a novembre 2013. Ci sono poi le proposte di misure patrimoniali al Tribunale: erano 20 nel 2010 e sono 83 quest’anno. Un dato cospicuo”. Nel dossier non mancano però le accuse a Torino ed alla mancanza di consapevolezza dell’opinione pubblica:”In Piemonte la ’ndrangheta è stata vissuta da larga parte dell’opinione pubblica come acqua che scorre sul marmo per troppi anni. C’è stata disattenzione pur di fronte a campanoni d’allarme (i riferimenti sono all’omicidio del procuratore Bruno Caccia e allo scioglimento del Comune di Bardonecchia n.d.r.). Dal 1970 al 1983 ci sono stati a Torino 44 omicidi, 24 dei quali legati a persone e fatti di Calabria”.

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