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Rimossi a Varallo Sesia, i cartelli contro il burqa

Redazione Quotidiano Piemontese

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no-burqaL’amministrazione comunale di Varallo Sesia ha rimosso i cartelli che dal 2009, per iniziativa dell’allora sindaco Gianluca Buonanno della Lega, vietavano di indossare burqa, burqini e niqab nell’ambito del comune. La notizia è stata comunicata  al tribunale di Torino alla ripresa della causa promossa da quattro cittadini con il sostegno dell’Asgi, associazione studi giuridici sull’immigrazione. Per  l’avvocato dei ricorrenti, Alberto Guariso.”E’ una grande vittoria”. La storia dei cartelli anti burqa a Varallo Sesia:

“Discriminatori, molesti e inospitali”. I discussi cartelli di “benvenuto”, che da quattro anni occupano gli accessi stradali alla cittadina vercellese di Varallo Sesia, finiscono così sul tavolo dei giudici del Tribunale civile di Torino. Dal 2009 i pannelli segnalano il divieto di attività nelle aree pubbliche a “vu cumprà” e mendicanti e proibiscono di indossare burqa, burqini e niqab.

L’ordinanza (all’epoca già osteggiata da politici e personaggi dello spettacolo) era stata introdotta dall’allora sindaco Gianluca Buonanno, oggi ancora prosindaco e assessore del Comune valsesiano, nonché deputato, a Roma, in quota Lega Nord. Non certo nuovo a iniziative e boutade eclatanti: l’ultima alla vigilia di ferragosto, quando propose di regalare, pagandoli di tasca propria, preservativi agli extracomunitari.Ma a decidere sulla legittimità del regolamento di Varallo, il prossimo 11 dicembre, sarà il Tribunale civile di Torino, a cui l’”Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione”, sostenuta dall’”Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali”, ha presentato un corposo ricorso.

Ne spiega le motivazioni all’HuffPost l’avvocato Alberto Guariso, che assieme al collega Alessandro Maiorca, rappresenterà l’associazione: “Le direttive contro la discriminazione vietano anche le cosiddette molestie, cioè un comportamento che finisca per ledere la dignità della persone, creando un clima umiliante e offensivo a causa di una appartenenza a una nazionalità, una razza, una religione. Il Comune, innanzitutto, non può legiferare in materia di tutela della sicurezza, materia che è competenza dello Stato. La questione dell’uso del velo e del burqa, certo, è un po’ più ampia ed è discussa non solo in Italia, ma anche nel resto d’Europa. Il cartello nel suo insieme contribuisce a creare un clima umiliante e offensivo di rifiuto verso gli stranieri, soprattutto perchè utilizza l’espressione “vu cumprà” – espressione che notoriamente è riferita ai soli extracomunitari – associata all’immagine di un uomo di colore”.

 

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