Economia
Nichelino, i 48 ex dipendenti Granato in sit-in davanti agli stabilimenti. E non se ne andranno
Un jingle che è quasi impossibile non terminare: se uno canticchia “Son contento d’esserci andato”, in maniera naturale pressochè tutti concluderanno con un “Ma da chi?”, “Da Granato!“. Geniale, come geniale fu la comunicazione di un mobilificio che, aperto nel 1976 a Nichelino da Giancarlo Granato, seppe inanellare mosse azzeccate una dietro l’altra allargandosi sempre più: allo stabilimento storico a sud di Torino fa seguito quello di Leinì, quindi tocca ad Alba, a Camporosso (presso Ventimiglia) e perfino a Nizza, in Francia.
Poi, il primo errore: la costruzione, sempre a Nichelino, del “Palazzo Blu”, che avrebbe dovuto ospitare una sala bingo e altre attività. E quindi la concorrenza: gli svedesi, il web cui non si sa adattare, e la crisi economica che colpisce tutti. Al cartello comparso il 27 febbraio sull’ingresso principali di Via Martiri 24, “Chiuso per inventario”, non crede proprio più nessuno: Granato Mobili, quel giorno, era fallita. E ora, i dipendenti vogliono sapere. Da stamattina alle 7 sono davanti alla storica sede, ma si sposteranno anche al Palazzo Blu. Sono 48 persone, con altrettante famiglie, che non hanno più avuto una parola in merito al proprio destino.”Vogliamo trasparenza nella gestione del fallimento”, dice il rappresentante Cisl, Garassino. “E che intanto si inizino a vendere gli immobili per pagare gli ex dipendenti”. La lotta si annuncia dura, ma non breve.
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