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Eterologa, Nosiglia: ”Problemi psicologici per i bambini”; dure repliche di politica e associazionismo: ”I diritti non sono obblighi”

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NosigliaIl via dato dalla Conferenza delle Regioni alla fecondazione eterologa in Italia, che adegua il nostro Paese alle pratiche in vigore da lungo tempo nella maggior parte delle nazioni occidentali e soprattutto alla sentenza della Corte Costituzionale, ha trovato la reazione delle istituzioni cattoliche per bocca del loro massimo rappresentante piemontese, l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia. Anzi, l’alto prelato va più in là: per la Chiesa, dice a La Voce del Popolo, è inaccettabile anche la fecondazione omologa, figuriamoci l’eterologa.

“Si direbbe che in Italia tutte le questione di rilevanza bioetica vengano discusse nei tribunali, anzichè in sedi legislative. La generazione di una persona non può essere confusa con la produzione di un oggetto fatto a misura dei propri bisogni e della propria insaziata sete di genitorialità. No all’omologa, e a maggior ragione all’eterologa, dove l’incontro di gameti di almeno un donatore estraneo alla coppia priva il nascituro della relazione filiale con le sue origini parentali, e c’è il rischio di ostacolare la maturazione della sua identità personale”.

Sono arrivate ovviamente repliche alle dichiarazioni dell’arcivescovo, in primis da parte di Silvio Viale, consigliere comunale di Torino e noto ginecologo:

“Poichè una buona parte del mondo cattolico continua a ripetere come un mantra che ”un figlio è un dono, non un diritto”, voglio ricordare a Cesare Nosiglia che anche l’eterologa è un dono, e che una gravidanza può essere a pieno titolo considerata un diritto. E aggiungo che, così come un dono può essere rifiutato, un diritto non è un obbligo. Amplificare il rischio di “problemi psicologici”, come se una donna che arriva all’eterologa dopo un lungo percorso di molta sofferenza, è profondamente sbagliato. Invito ancora l’arcivescovo a riflettere che, proprio nella sua diocesi, sono già centinaia i figli di gravidanze eterologhe concepiti all’estero, senza particolari problemi psicologici…”.

E ancora, si registrano le parole di Marco Alessandro Giusta, presidente di Arcigay Torino:

“Il suo gregge ha bisogno di più cardinali come Martini, caro arcivescovo, non l’ennesimo Bertone o Bagnasco. E lasci perdere infine i riferimenti ai bambini come ’prodotto da comprare, vendere, possedere e manovrare come un oggetto a proprio piacimento“ – anche se sappiamo che su questo la chiesa cattolica ha sicuramente maggiormente esperienza – e lasci ai bambini il diritto di vedersi riconosciuta famiglia la coppia che quotidianamente li cresce, ama, nutre, protegge ed educa, di qualunque orientamento sessuale essa sia”.

 

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