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Sono partite le grandi manovre per trovare i candidati a sindaco di Torino

Redazione Quotidiano Piemontese

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Sono iniziate le grandi manovre per definire i candidati per le prossime elezioni del sindaco di Torino. Ne centro sinistra si cerca un possibile dibattito fra la sinistra e le aree più di centro per trovare un candidato che possa essere condiviso.  Ezio Locatelli, segretario provinciale di Rifondazione Comunista/Sinistra Europea ha messo subito le cose in chiaro:

Con largo anticipo, fin troppo tenuto conto dell’esistenza di problemi ben più urgenti e immediati, ha preso avvio a Torino il dibattito sulle prossime elezioni comunali del 2016. Forse questa volta per la sinistra qualcosa può cambiare. Vedo che si levano voci sulla necessità di presentazione di liste unitarie della sinistra in alternativa allo schieramento del Pd anche da parte di chi fino a ieri – Giorgio Airaudo, Michele Curto – pensava che ci fossero margini di confronto.

Questo è un fatto positivo, è la presa d’atto della fine di un ciclo politico, dell’esaurimento di politiche e alleanze che non hanno prodotto nulla di nulla se non privatizzazioni, taglio della spesa sociale, svendita del patrimonio pubblico, speculazioni immobiliari,  grandi opere, ecc. Facciamo in modo che queste voci diventino da subito parole chiare e impegno di confronto per tutta la sinistra mettendo fine ad una politica d’accatto di qualche posticino istituzionale fatta di ambiguità, opportunismi vari.

Lo voglio dire a Monica Cerutti, assessora regionale di Sel: non si può sempre riproporre la vecchia solfa del confronto programmatico col Pd a prescindere da quasiasi bilancio (negativo) di quanto fatto o si sta facendo. Con Fassino e con Chiamparino, che non perdono occasione di esaltare il modello Marchionne come modello di riferimento per il futuro di Torino e del Piemonte, non c’è alcuna possibilità di fare una politica progressista. Così come non c’è col Pd renziano.

Berlusconi ha fatto dei tentativi per trovate un candidato mediaticamente visibile come Guido Martinetti

Per l’ex Cavaliere è arrivato il momento di tornare su un suo vecchio pallino: portare in politica Guido Martinetti, fondatore insieme all’amico Federico Grom, della nota e omonima catena internazionale di gelaterie. «Il gelataio», come ama definirsi lo stesso Martinetti, pur essendo a capo di un gruppo con 32 punti vendita in Italia e 7 nel mondo, da New York a Giacarta, aveva declinato il primo invito all’epoca delle politiche: «Non adesso». Era il 2012. «Splendido quarantenne » dalla faccia di un Jude Law nostrano, il giovane imprenditore torinese piace a Berlusconi proprio perché incarna il modello del «sogno italiano ». E pare fosse stato pure testato da Alessandra Ghisleri.

Berlusconi lo vorrebbe nella sua nuova formazione di “campioni”, quell’«Altra Italia » che sta cercando di mettere in piedi per dare un volto nuovo al centrodestra e replicare alle prossime comunali del 2016, anche a Torino, contro la sempre più probabile ma non ancora ufficiale ricandidatura di Piero Fassino, il “modello Venezia”, dove a vincere è stato quel Brugnaro che, al di là delle insegne di partito, ama definirsi «renziano ». Proprio come il gelataio Martinetti.

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