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Economia

Api Torino analizza la situazione a fine 2015: “C’è ottimismo. Ma vogliamo più attenzione e scelte politiche chiare”

Redazione Quotidiano Piemontese

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Arriva la fotografia sulla situazione da parte delle piccole e media aziende, elaborata dall’Ufficio Studi di Api Torino, nella quale si esaminano la chiusura 2015 e le aspettative per il 2016. Gli imprenditori torinesi continuano a mostrarsi fiduciosi, nonostante i segnali dal sistema economico non siano tutti incoraggianti. Le indicazioni sull’economia torinese, sia consuntive sia previsionali, sono di un andamento a intermittenza, dove momenti congiunturali favorevoli si alternano a quelli sfavorevoli. Tuttavia emerge un messaggio di timida fiducia, che probabilmente deriva dalla considerazione generalizzata che i livelli di allarme siano stabilmente superati: “Abbiamo toccato il fondo, e da qui non si può che risalire, anche se come, quando, e quanto non si sa; questo sembra essere il giudizio dei miei colleghi e mostra la tenacia delle nostre imprese”, commenta il Presidente di API, Corrado Alberto. Che aggiunge: “Noi, di fronte alle difficoltà non riceviamo particolari segnali di attenzione da parte delle istituzioni e del sistema decisionale nazionale e nonostante questo continuiamo ad insistere nel volere produrre e creare ricchezza qui in Italia, dando occupazione e contribuendo con forza alla creazione di quel made in Italy che tutto il mondo ci riconosce”.
“E’ evidente – dice ancora Alberto -, che una situazione di questo genere non possa andare avanti ancora a lungo. Ci aspettiamo non solo più attenzione, ma anche indicazioni di politica economica e industriale più precise e concrete in favore delle PMI”.
FUTURO. Per il secondo semestre consecutivo, il grado di fiducia degli imprenditori torinesi si mantiene su livelli positivi. Il 30,3% delle imprese ritiene di aver superato la fase più difficile della congiuntura economica (sei mesi fa era il 24,5%), mentre il 40,2% dichiara di essere “cautamente ottimista” ma solo il 15,6% dice di essere più ottimista rispetto a sei mesi fa e il 21,3% dichiara di essere più pessimista.
Per il primo semestre 2016 gli imprenditori torinesi prevedono però un calo degli ordini e dei livelli fatturato, segnando saldi rispettivamente pari a +0,9% e -7,1%.
Più incoraggianti le previsioni del comparto manifatturiero, secondo cui il 2016 inizierà con saldo della produzione positivo pari a +5,6%.
Balzo in avanti per le imprese operanti sui mercati esteri (prevalentemente europei), che sono il 46,2% del campione; mentre sul fronte interno è attesa una nuova flessione degli indicatori, in particolare da parte delle imprese che si rivolgono unicamente al mercato locale/nazionale.
Secondo le indicazioni raccolte dall’Ufficio Studi, inoltre, nella prima parte del 2016 i mercati esteri, in particolare quello europeo, si confermeranno determinanti per l’economia torinese. Il 30% degli imprenditori prevede di incrementare i livelli di fatturato sul mercato europeo.
Circa l’occupazione, spiega l’Ufficio Studi, in seguito agli incentivi alle assunzioni introdotti dal Governo a valere per tutto il 2015, e alla prospettiva di un loro deciso ridimensionamento per il 2016 (come previsto dalla Legge di Stabilità invia di approvazione), nei prossimi mesi è atteso un rallentamento del mercato del lavoro: solo il 5,3% degli imprenditori prevede nuove assunzioni, mentre per il 12,4% i livelli occupazionali saranno in calo.
L’utilizzo degli ammortizzatori sociali è in una fase di generale rallentamento, in tutta Italia. Anche l’area torinese ha seguito tale trend, in particolare nella seconda parte del 2015. Con riferimento ai primi mesi del 2016 la percentuale di imprese che prevede di impiegare gli ammortizzatori sociali sale al 22,6% (contro il 18,5% del secondo semestre 2015). Nella maggior parte dei casi (13,7%) si tratta di imprese che ne hanno già usufruito nel primo semestre.
Migliorano le intenzioni di nuovi investimenti: rispetto a sei mesi fa la percentuale di imprese aumenta di quasi 10 punti (dal 26,7% al 36,3%). Ma il 63,7% degli imprenditori intervistati
ha dichiarato che non investirà.
IL PASSATO. Nell’ultimo semestre dell’anno, secondo quanto rilevato dall’Ufficio Studi di API Torino, l’economia torinese rappresentata dalle piccole e medie imprese prosegue con un andamento a intermittenza..
Secondo i dati rilevati, nel periodo luglio-dicembre quasi il 30% delle PMI intervistate ha incrementato la raccolta degli ordini e il fatturato, segnando un calo di circa dieci punti rispetto alla prima parte del 2015.
Situazione più delicata, tuttavia, per il portafoglio ordini. Nel secondo semestre 2015 si è ridotta sensibilmente la raccolta ordini dall’estero, in particolare dai mercati extra-UE, a cui si rivolge il 32% del campione. Mentre contrariamente a quanto diffuso da fonti ufficiali (Istat) in merito alla ripresa dei consumi interni nel corso del 2015, per le PMI torinesi il mercato domestico permane ancora in una condizione di stagnazione. Rispetto alle precedenti rilevazioni si osserva anche un incremento degli ordini di breve durata fino a 30 giorni: salgono al 55,7% le imprese con ordini solo fino a 30 giorni.
I livelli di produzione industriale si ridimensionano, in seguito al sensibile aumento registrato a nella prima parte del 2015: il 27,6% delle imprese manifatturiere dichiara di aver incrementato la produzione. Per il 18,4%, invece, è diminuita.
La capacità di saturazione degli impianti si attesta al 70,2%, rimanendo pressoché invariata rispetto alla rilevazione di metà anno. In termini previsionali gli imprenditori torinesi si attendono un calo al 68,6%.
Circa l’occupazione, le piccole e medie imprese hanno risposto positivamente agli stimoli introdotti per il 2015 dal Governo sul mercato del lavoro; in particolare nell’ultima parte dell’anno, in cui il 21,7% ha incrementato i livelli occupazionali.
Dopo la battuta di arresto di inizio 2015, la quota di imprese che ha avviato nuovi investimenti nel corso del secondo semestre sale al 58,1%.
Il 62,6% delle imprese dichiara crediti scaduti da oltre 60 giorni, con un ritardo medio di 197 giorni (circa 6 mesi e mezzo). Il dato è in peggioramento rispetto ai 184 giorni osservati nella precedente rilevazione.
E’ aumentato infine il ricorso al credito e per i prossimi mesi si prevede un maggior ricorso al debito di medio/lungo.

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