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Alessandria

Parto, l’ospedale Sant’Anna di Torino il primo in Italia per volume

Sergio Lanzillotta

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E’ il Sant’Anna di Torino l’ospedale italiano con il maggior numero di parti. Il dato emerge da sito doveecomemicuro.it, portale di public reporting delle strutture sanitarie italiane, aggiornato con i dati del Programma Nazionale Esiti 2017.

Il Sant’Anna si piazza al primo posto, dunque, con 7052 parti effettuati, precedendo l’ospedale Maggiore Policlinico di Milano (5906) e l’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma (4441).

Le 15 strutture italiane dove si effettuano un numero maggiore di parti sono:

1. Ospedale Sant’Anna di Torino (n° parti: 7052)
2. Ospedale Maggiore Policlinico di Milano (n° parti: 5906)
3. Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma (n° parti: 4441)
4. Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo (n° parti: 4235)
5. Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma (n° parti: 4219)
6. Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze (n° parti: 3565)
7. Ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli di Roma (n° parti: 3519)
8. Policlinico Sant’Orsola – Malpighi di Bologna (n° parti: 3348)
9. Presidio Ospedaliero Spedali Civili di Brescia (n° parti: 3234)
10.Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi di Milano (n° parti: 3215)
11.Ospedale di Padova (n° parti: 3115)
12.Ospedale Filippo del Ponte di Varese (n° parti: 3008)
13.Ospedale Maggiore C.A. Pizzardi di Bologna (n° parti: 2993)
14.Policlinico di Modena (n° parti: 2887)
15.Fondazione Poliambulanza – Istituto Ospedaliero di Brescia (n° parti: 2837)

La fotografia della realtà nazionale

Quanti sono gli ospedali che rispettano le soglie stabilite dalle autorità ministeriali? In base al PNE 2017 (Programma Nazionale

Esiti gestito dall’Agenas per conto del Ministero della Salute), delle 461 strutture che eseguono parti, solo il 38% effettua almeno i 1000 parti annui richiesti: il 43% si trova al nord, il 22% al centro e il 34% al sud. Di quelli che raggiungono la quota minima stabilita, poi, solamente il 58% rispetta anche il valore di riferimento per quanto concerne la percentuale di tagli cesarei (che dev’essere inferiore-uguale al 25%): il 63% si trova al nord, il 19% al centro e il 18% al sud.

Classifica regionale stilata per volume di parti

 Per quanto riguarda il solo Piemonte, invece, le strutture pubbliche o private accreditate che nella Regione effettuano parti sono 26. Il 38% rispetta il valore di riferimento fissato a 1000 parti mentre il 15% non rispetta il valore minimo di 500 parti l’anno.

Le 5 strutture che in Piemonte effettuano un maggior numero di parti sono:

1. Ospedale Sant’Anna di Torino (n° parti: 7052) (1° in Italia)
2. Ospedale Maggiore Carità di Novara (n° parti: 1936)
3. Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo (n° parti: 1814)
4. Presidio Ospedaliero C. Massaia di Asti (n° parti: 1454)
5. Ospedale Maria Vittoria di Torino (n° parti: 1386)

Queste strutture, oltre a effettuare un maggior numero di parti, raggiungono performance molto alte anche per quanto riguarda le percentuali di tagli cesarei (che devono mantenersi inferiori-uguali al 25%).

L’Ospedale SS. Annunziata di Savigliano, l’Ospedale Santa Croce di Moncalieri, l’Ospedale degli Infermi di Rivoli, l’Ospedale Civile Santi Antonio e Biagio di Alessandria e l’Ospedale Mauriziano Umberto I di Torino raggiungono performance molto alte sia per quanto riguarda il numero di parti (che deve mantenersi maggiore-uguale a 1000), sia per ciò che concerne le percentuali di tagli cesarei.

Tagli cesarei: interventi inutili in calo

Quanto alla quota annuale di cesarei, l’Italia è tra i Paesi europei che ne eseguono di più. Negli ultimi anni, però, la situazione è migliorata: i tagli cesarei primari sono passati dal 29% del 2010 al 24,5% del 2016, il che si traduce in 58.500 donne a cui è stato evitato l’intervento.

Raggiungono  buone performance anche per quanto riguarda il numero di tagli cesarei (che devono mantenersi inferiori-uguali al 25%): l’Ospedale Sant’Anna di Torino (17,7% di tagli cesarei), l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo (14,19 % di tagli cesarei), il Policlinico Gemelli di Roma (18,04 % di tagli cesarei), l’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze (18,26 % di tagli cesarei), il Policlinico Sant’Orsola di Bologna (14,54 % di tagli cesarei), il Presidio Ospedaliero Spedali Civili di Brescia (18,17% di tagli cesarei), l’Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi di Milano (9,1% di tagli cesarei), l’Ospedale Filippo del Ponte di Varese (6,01% di tagli cesarei), l’Ospedale Maggiore Pizzardi di Bologna (16,18% di tagli cesarei), il Policlinico di Modena (22,24% di tagli cesarei) e la Fondazione Poliambulanza di Brescia (19,81% di tagli cesarei).

Punti nascita sotto i 500 parti annui: sono ancora troppi
Altro tasto dolente riguarda il numero di punti nascita che eseguono meno di 500 parti all’anno e che, in base all’accordo Stato-Regioni del 2010, dovrebbero essere già chiusi. Sebbene siano calati di numero (passando da 155 nel 2010 a 97 del 2016) sono ancora il 21% del totale (dal conteggio sono state escluse le strutture che effettuano meno di 10 parti annui): il 37% si trova al nord, il 20% al centro e il 43% al sud.
Queste strutture eseguono appena il 5,7% dei parti e, in proporzione, effettuano un numero di tagli cesarei più elevato rispetto ai grandi centri: solo il 7%, infatti, rispetta il valore di riferimento per quanto concerne le percentuali di interventi (che dovrebbe mantenersi inferiore-uguale al 15%): l’86% si trova al nord, il 14% al centro e lo 0% al sud.

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