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Cronaca

Estorsioni e violenze, Daspo decennale per i capi ultrà della curva della Juve

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Sono 38 i Daspo decennali irrogati dal questore di Torino, Giuseppe De Matteis, nei confronti degli ultrà della Juventus coinvolti nell’inchiesta ‘Last Banner’, che nei giorni scorsi ha azzerato con una serie di arresti i vertici del tifo organizzato bianconeroPer la prima volta nei loro confronti sono stati emessi Daspo decennali.

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Nello specifico sono stati emessi 12 DASPO con obbligo di comparizione, irrogati nei confronti di altrettanti soggetti, cui sono state applicate misure cautelari, per il reato di estorsione e, per alcuni di loro, anche per associazione a delinquere e auto riciclaggio. Tra questi compaiono i capi dei gruppi ultras Drughi e Tradizione, destinatari di DASPO della durata di 10 anni, con altrettanti anni di obbligo di comparizione. Agli stessi sono stati applicati anche i divieti introdotti dal decreto sicurezza bis, sussistendo a loro carico condanne pregresse per delitti non colposi. Anche due dei più stretti collaboratori del capo ultras dei DRUGHI sono destinatari di DASPO della durata di 10 anni con obbligo di comparizione della stessa durata.  I restanti provvedimenti hanno una durata che va dai 7 ai 6 anni.

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Altri 3 DASPO con obbligo di comparizione, della durata di 5 anni, sono stati irrogati nei confronti di altrettanti soggetti denunciati in stato di libertà per violenza privata/associazione a delinquere.

Sono, invece, 23 i DASPO senza obbligo di comparizione, tutti con durata quadriennale, emessi nei confronti di persone indagati in stato di libertà per violenza privata /associazione a delinquere.

Dei 38 soggetti raggiunti dal DASPO, 12 erano già stati colpiti da provvedimenti precedenti, mentre per 26 si è trattato della prima irrogazione.

È anche in corso attività di approfondimento finalizzata alla proposta della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, nonché di eventuale misura patrimoniale nei confronti di alcuni esponenti delle tifoserie coinvolte nell’indagine.

Secondo la pm Chiara Maina e il procuratore aggiunto Patrizia Caputo, che hanno coordinato le indagini della digos, era stata creata un’associazione a delinquere che ricattava esponenti della Juventus per cercare di continuare ad avere biglietti agevolati per le partite all’Allianz Stadium e gestire così il bagarinaggio.

 

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