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Dazi sul vino e l’olio d’oliva, il Presidente di Confagricoltura Giansanti scrive al Commissario UE Hogan

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Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha scritto al Commissario europeo al commercio, Phil Hogan, in vista della missione negli Stati Uniti, che avrà inizio martedì 14 gennaio, riprendendo alcuni temi già affrontati con lui nell’incontro di dicembre a Bruxelles in relazione ai dazi che potrebbero essere applicati già nelle prossime settimane su vini e olio d’oliva italiani.

Attualmente i dazi USA applicati nell’ambito del contenzioso sugli aiuti pubblici al consorzio Airbus sono già in vigore sulle nostre esportazioni di formaggi, salumi e agrumi. Le consultazioni con gli operatori economici promosse dall’amministrazione statunitense per questa seconda tornata di dazi si concluderanno il 13 gennaio, il giorno prima della missione di Hogan. Le nuove tariffe potrebbero scattare al massimo nel giro di un mese.

Per l’Italia significa andare a colpire due comparti che rappresentano 2 miliardi di euro, la metà dell’intero valore delle esportazioni agroalimentari verso gli States.

“Sono convinto che il sistema agroalimentare in Italia e a livello europeo – scrive Giansanti – abbia molto da perdere nell’eventualità di un inasprimento delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Pertanto il nostro auspicio è che possa essere avviato un negoziato diretto per evitare l’aumento dei dazi e le inevitabili misure di ritorsione. La firma della ‘fase uno’ dell’accordo con la Cina e l’intesa raggiunta con il Giappone, che riguarda anche i prodotti del settore agroalimentare, fanno ritenere che, con tutta probabilità, le pressioni degli Stati Uniti si concentreranno ora sull’Europa. Ogni possibile iniziativa va posta in essere da parte dell’Unione per evitare questo scenario fortemente negativo”.

Un inasprimento delle tariffe già in essere su formaggi, salumi e agrumi e l’applicazione di nuove tasse su vino e olio spingerebbero i nostri prodotti fuori mercato rispetto alla concorrenza dei Paesi terzi, con danni economici enormi per le imprese italiane e anche per il sistema americano basato sul florido business agroalimentare con l’Italia.

“I negoziati diretti possono dare risultati positivi anche per il settore agricolo – conclude Giansanti – in attesa dell’auspicabile rilancio del sistema multilaterale di gestione del commercio internazionale. Ovviamente, dal nostro punto di vista, esistono alcuni punti fermi non negoziabili, quali la massima sicurezza alimentare, la protezione delle risorse naturali e la salvaguardia della normativa europea in materia di indicazioni geografiche
protette”.

“Siamo ovviamente molto preoccupati perchè il comparto vitivinicolo è considerevole nella regione Piemonte e perché molte nostre aziende esportano verso gli Stati Uniti” commenta Luca Brondelli di Brondello, presidente di Confagricoltura Alessandria, inquadrando la questione in un’ottica locale.

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