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Cultura

Cadaveri e tacchi a spillo, intervista con Luisa Ferrari

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Diamo il benvenuto al commisario Aurelio Baldanzi, che esordisce in Cadaveri e tacchi a spillo, Fratelli Frilli Editori, di Luisa Ferrari. Il romanzo è ambientato a Torino e di conseguenza eravamo particolarmente incurisiti di scoprirlo.

La prima avventura del commissario Baldanzi si svolge intorno (e dentro e sotto) l’Istituto di Anatomia Patologica di Torino, parte con la scomparsa di un Professore ed il ritrovamento di alcune ossa lungo il Po. Si avvicina Natale e Baldanzi non avrebbe nessuna voglia di affrontare il caso, anche perchè se la deve vedere con una bibliotecaria sessualmente un po’ troppo aggressiva per i suoi gusti. Trovate qui la recensione completa del romanzo.

Luisa Ferrari ha risposto alle mie domande.

Prima avventura, tutta torinese, per Aurelio Baldanzi. Che tipo è il commissario?

Un tipo semplice nella sua cerebrale complessità, un incoerente che cerca di essere lineare, si dà costantemente coraggio e al momento del bisogno trova energie che non crede di avere. Un non eroe, un amante della tranquillità e della giustizia, pronto ad affrontare improbe difficoltà pur di raggiungere alla fine il suo adorato divano e il suo plaid.

Il mistero si snoda intorno all’Istituto di Anatomia Patologica di Torino. Un luogo che conosci bene?

Certamente, se la storia è ovviamente di fantasia i luoghi sono assolutamente reali. Sottopiano, corridoi e viale alberato, tutto corrisponde fedelmente all’Istituto di Anatomia Patologica di Torino, luogo ancora oggi davvero suggestivo.

E’ da quelle mura così piene di storia che è nata l’idea del romanzo?

Sì, ho frequentato l’Istituto negli anni della specializzazione in Anatomia Patologica, tra il 1996 e il 2001 e non è possibile non pensare ad un romanzo mentre si percorrono i lunghi corridoi o si eseguono autopsie nella magnifica antica sala settoria ad anfiteatro. All’epoca c’era ancora il vecchio Museo nel sottopiano, con i suoi imponenti armadi stipati di reperti in barattolo. Ora purtroppo dopo un allagamento il Museo così come l’avevo visto non c’è più, ma rimangono i reperti e la speranza di poterlo riportare un giorno al suo antico splendore.

Che rapporto hai con Torino?

Il rapporto complesso di un forestiero con una città che ama e che non sarà mai sua. Non sono torinese né piemontese, dopo Verona, mia città natale e alcuni anni a Genova sono approdata a Torino proprio per la scuola di specializzazione e la passione per la paleopatologia. Torino è una città che non può non affascinare, incanta e intimorisce al tempo stesso, allontana ed attrae. Una città che si offre al visitatore rimanendo inafferrabile, svettando pungente come la sua Mole.

Prova ad immaginare una trasposizione cinematografica del romanzo. Quali attori ti piacerebbe interpretassero i tuoi personaggi?

Amo moltissimo i miei personaggi e li “vedo”, se dovessi scegliere sinceramente preferirei dei perfetti sconosciuti in grado di diventare pienamente i personaggi anche nello spirito piuttosto che attori famosi che ne prestino il volto.

Stai già affrontando una nuova avventura per Baldanzi?

Sì, una storia ormai in dirittura d’arrivo che lo vedrà affiancato da altri personaggi non meno interessanti di quelli dell’avventura torinese, in un nuovo mistero che anticiperà la soluzione di quello del Museo. Ma sto dicendo troppo…

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