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Economia

Per l’associazione dei direttori del personale il 20 % delle aziende licenzierà dopo il blocco

Redazione Quotidiano Piemontese

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Salvo proroghe, allo stato, il 31 marzo prossimo terminerà il blocco dei licenziamenti economici ovvero i licenziamenti collettivi e quelli per giustificato motivo oggettivo così come indicato nella legge di Bilancio 2021.

Secondo un sondaggio interno dell’AIDP, l’associazione dei direttori del personale Il 20 per cento delle aziende darà seguito a licenziamenti dopo il blocco, il 24 per cento lo sta valutando. Sul fronte vaccini: solo il 2,72% sta studiando la possibilità di licenziamento dei dipendenti che rifiuteranno il vaccino. Il 40% valuterà questa opzione più avanti mentre il 37% punta ad un rafforzamento della campagna informativa sanitaria.

L’Aidp – l’associazione dei direttori del personale – ha lanciato in questi giorni un’indagine interna tra i propri associati, per fare il punto previsionale su cosa accadrà allo scadere di tale data ma anche sul tema della licenziabilità, come estrema ratio, dei dipendenti che rifiuteranno il vaccino , non obbligatorio per legge.

Il 20% dei rispondenti ha dichiarato che darà seguito ai licenziamenti previsti, il 24% circa non ha ancora maturato una decisione e una parte di loro ha dichiarato che dipende anche da eventuali misure a sostegno che verranno prese. Il 9% proseguirà con la cassa integrazione mentre il 53,5% non ha in previsione nessun licenziamento.

La leva del costo del lavoro è decisiva. Tra le misure a sostegno delle imprese ritenute più utili per il sostegno all’occupazione e per mantenere i livelli occupazionali, circa l’82% dei rispondenti (nota: erano possibili risposte multiple) ha indicato le misure di natura fiscale e previdenziale volte a ridurre il costo del lavoro. Per il 48,50% la conferma della deroga dei contratti a termine a causali e per il 41,34% gli incentivi alle assunzioni per categorie di lavoratori (giovani, donne, disoccupati). Da notare che il 20% circa ha chiesto la proroga del cassa integrazione Covid e 22% la riforma dei centri per l’impiego. Oltre il 30%, infine, il potenziamento del contratto di espansione o di altre forme di incentivo ai prepensionamenti.

Solo il 2,72% del campione ha risposto che sta studiando la possibilità del licenziamento. Per la maggioranza dei casi prevale la prudenza. Il 40% dichiara che non ci ha ancora pensato mentre il 37% circa pensa di aumentare la comunicazione e l’informazione sanitaria per incentivare la vaccinazione. Il 9%, invece, se il ruolo e la mansione lo consentiranno metteranno in smart working il dipendente. Il 3,5% pensa a provvedimenti di natura disciplinare mentre per l’8,5% il rifiuto alla vaccinazione non sarà un problema perché si continuerà con le misure di tutela sanitaria già in essere.

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