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Economia

Presentati i dati dell’Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera di Unioncamere Piemonte

Redazione Quotidiano Piemontese

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Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte sono stati diffusi i dati della 204ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione è stata condotta nei mesi di ottobre e novembre 2022 con riferimento ai dati del periodo luglio-settembre 2022 e ha coinvolto 1.802 imprese manifatturiere piemontesi, per un numero complessivo di 99.675 addetti e un valore pari a circa 57,8 miliardi di euro di fatturato.

Nel terzo trimestre del 2022 nonostante il contesto economico internazionale sia caratterizzato da un forte rallentamento della domanda (causato da un lato dall’erosione del potere d’acquisto delle famiglie per l’impennata dell’inflazione, dall’altro dalle politiche monetarie più restrittive volte a contrastarla) resta, seppur debolmente, positivo il quadro congiunturale complessivo dell’industria manifatturiera piemontese.

Il rallentamento rispetto alla prima parte del 2022 di tutti i principali indicatori appare tuttavia evidente, sintomo che l’incremento dei costi energetici, il perdurare delle difficoltà di approvvigionamento di materie prime e prodotti intermedi e il loro rincaro hanno ostacolato anche in Piemonte l’attività industriale.

Considerando le dinamiche mostrate dal comparto regionale nei primi nove mesi dell’anno emerge chiaramente come la perdita d’intensità della crescita sia stata graduale. Dopo la variazione del +5,2% registrata nel I trimestre 2022, nel periodo aprile-giugno 2022 l’incremento è sceso al +3,8% per poi attestarsi a un più modesto +1,7% nel III trimestre dell’anno.

La crescita produttiva complessivamente registrata nei primi nove mesi del 2022, rispetto all’analogo periodo del 2021, è stata del 3,6%.

Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia, commenta: “I dati che presentiamo oggi, relativi al terzo trimestre dell’anno, vanno letti come un sonoro campanello d’allarme: lo sviluppo della nostra regione si sta a poco a poco restringendo, con future conseguenze sugli investimenti degli imprenditori nei campi dell’innovazione e dell’internazionalizzazione, oltre che del capitale umano. Non possiamo permettere che questo avvenga. Dobbiamo intervenire con urgenza, soprattutto a livello europeo e nazionale, per invertire questo trend condizionato da crisi internazionali che hanno riflessi concreti sulla quotidianità delle imprese piemontesi. Le aziende non possono difendersi da sole dallo sconsiderato aumento dei costi dell’energia: occorre aiutarle, per scongiurarne la chiusura”.

Il risultato segnato dalla produzione industriale (+1,7%) è stato accompagnato da un incremento degli ordinativi provenienti dal mercato interno di analoga entità (+1,6%) e da una maggiore espansione di quelli esteri (+5,1%). Il fatturato totale ha segnato un +10,5% e la componente estera ha mostrato un aumento del 17,7%.

La tenuta dell’attività produttiva delle imprese piemontesi nel periodo luglio-settembre 2022 viene confermata anche dal grado di utilizzo degli impianti (69,1%) che, pur subendo un leggero rallentamento, si mantiene su livelli pre-pandemici.

I principali comparti della manifattura regionale nel III trimestre 2022 hanno ancora segnato un risultato con il segno più per la produzione industriale, fanno eccezione il settore dei mezzi di trasporto e quello del legno e del mobile.

Anche nel periodo luglio-settembre 2022, così come nei primi due trimestri dell’anno, la performance più intensa è stata quella della filiera tessile, che ha evidenziato un aumento della produzione del 7,2%. Al secondo posto per intensità d’incremento della produzione troviamo il comparto dell’elettricità ed elettronica, con una crescita del 3,8% rispetto allo stesso periodo del 2021. Mostrano una variazione analoga alla media regionale del periodo anche l’industria alimentare e delle bevande (+1,7%) e la chimica/plastica (+1,7%).

L’industria meccanica e quella dei metalli seguono con un incremento produttivo a livello tendenziale rispettivamente pari a +1,6% e +1,5%.

Le industria del legno e del mobile subiscono una flessione di lieve entità (-0,7%), mentre i mezzi di trasporto, settore di specializzazione della manifattura regionale, evidenziano una battuta d’arresto più significativa (-3,0%).

Analizzando il campione delle aziende manifatturiere intervistate sotto il profilo dimensionale emerge un andamento differenziato tra le varie classi d’impresa.

Le micro dimensioni (0-9 addetti) registrano una crescita dell’1,5% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Le piccole imprese (10-49 addetti) e le medie aziende (50-249 addetti) mostrano un aumento, rispettivamente pari a 2,0 e 4,4 punti percentuali. Le imprese di grandi dimensioni (oltre 250 addetti), invece, segnano un calo tendenziale della produzione dell’1,2%.

Gli andamenti eterogenei rilevati a livello settoriale incidono in misura significativa sui risultati registrati dalle province piemontesi.

Biella segna la crescita più elevata (+5,8%), risultato imputabile alla ripresa della produzione delle industrie del tessile e abbigliamento, in particolare quelle che producono filati e tessuti. Nel Verbano l’incremento produttivo si attesta al 4,1%, grazie alle industrie meccaniche e a quelle tessili. Ad Alessandria l’aumento della produzione (+2,1%) viene sostenuto dall’ottimo andamento del comparto orafo (+10,7%). Seguono Cuneo, che registra un +1,9%, grazie alle imprese del comparto meccanico, e Torino (+1,7%), che evidenzia un trend positivo dell’alimentare e della chimica/plastica controbilanciato dalla contrazione dei mezzi di trasporto. Vercelli mette a segno un aumento produttivo dell’1,3%, frutto di una crescita del comparto tessile, attenuata dal calo evidenziato dalle imprese della rubinetteria e del valvolame.

La manifattura astigiana mostra una complessiva stabilità (+0,0%) rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, con la meccanica in crescita e le bevande in contrazione produttiva. Novara, infine, chiude il III trimestre 2022 con un calo della produzione (-1,3%), penalizzata dal risultato della chimica plastica.

Nonostante la contrazione dei consumi interni e il rallentamento della domanda globale facciano crescere le preoccupazioni per il futuro di breve periodo – che potrebbe essere caratterizzato da un ridimensionamento degli ordini sia sul mercato interno sia soprattutto sul mercato estero – le attese degli imprenditori non mostrano ulteriori peggioramenti rispetto a quanto già evidenziato nei tre mesi precedenti.

Il clima di fiducia complessivo della manifattura piemontese passa, infatti, dall’87,3 del II trimestre 2022 all’88,4 del periodo luglio-settembre 2022. Nel terzo trimestre in particolare migliorano – seppur debolmente – le previsioni espresse per il breve periodo dagli imprenditori relativamente a produzione e fatturato e peggiorano sensibilmente quelle sugli ordinativi totali.

Poco più di un’impresa su quattro ha dovuto ridurre la produzione per far fronte all’aumento dei costi o alle difficoltà di approvvigionamento. Il 67% pensa che potrebbe rivedere i prezzi di vendita ed il 13% prevede di investire in energie rinnovabili. Tra le priorità che il sistema manifatturiero piemontese vuole sottoporre all’attenzione delle Istituzioni al primo posto si trova il taglio delle accise sugli energetici.

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