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Rapporto Nord Ovest del Sole 24 Ore: cresce il turismo del Piemonte, presenze record a Torino

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Il Piemonte cresce nel turismo e supera i livelli raggiunti prima del Covid grazie alla spinta dei grandi eventi con oltre 5 milioni e mezzo di visitatori ­– l’Eurovision e gli appuntamenti autunnali con le Nitto Atp di tennis hanno prodotto ricadute superiori ai 200 milioni di euro ­– e ai risultati che arrivano dall’aeroporto di Torino.

Il prossimo Rapporto Nord Ovest del Sole 24 Ore in edicola venerdì 17 marzo in Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta dedica l’apertura al turismo che riprende la sua corsa post covid, specialmente a Torino e a Genova. Lo scalo torinese l’anno scorso ha chiuso un accordo con Ryanair per incrementare numero di tratte e avere due aerei a terra. Il turismo legato agli eventi sportivi sta assumendo un ruolo crescente nella regione, con una cinquantina di appuntamenti in calendario per il 2023, mentre resta da risolvere il nodo Lingotto e rilanciare il turismo congressuale.

In Liguria il turismo continua a correre. Le previsioni degli albergatori per il ponte di Pasqua (8, 9 e 10 aprile 2023), raccolte dagli uffici della Regione, prefigurano un’alta affluenza di ospiti, con un tasso di occupazione delle camere di hotel e di quelle in affitto compreso tra l’80 e il 100%. Dall’1 al 31 gennaio, le presenze sul territorio regionale sono state 528.155, pari al 25,19% in più rispetto alle 421.871 dello stesso periodo del 2022.

Industria. Con all’attivo oltre il 30% delle imprese presenti in Italia nel settore automotive, la componentistica Made in Piemonte è in prima fila nel processo di transizione verso la mobilità elettrica. Per Clepa – Associazione europea dei produttori di componenti per l’automotive – l’Italia rischia fino a 70mila posti di lavoro. Se si rispettano le proporzioni, il Piemonte in proiezione potrebbe pagare con una riduzione di 20mila occupati nel settore.

Il presidente degli industriali di Torino Giorgio Marsiaj tira le fila sul Rapporto Nord Ovest: «È industrialmente sbagliato – evidenzia – imporre una transizione tecnologica esclusivamente verso i veicoli elettrici, ma lo è anche nell’ottica della garanzia di una sostenibilità che sia al contempo economica e sociale. Questa scelta comporterebbe la chiusura di numerose imprese della componentistica. Dei circa 70mila posti di lavoro a rischio, quasi un quarto sono in provincia di Torino».

Delle oltre 2.200 imprese operanti in Italia nella componentistica dell’automotive con 160 mila persone impiegate, evidenzia Marsiaj, il 33% è in Piemonte, soprattutto nell’area torinese, e genera il 18,5% delle esportazioni nazionali nella filiera dei mezzi di trasporto, su cui la sola provincia di Torino incide per oltre il 13%.

Cambiamenti climatici. Dopo un 2022 annus horribilis per la siccità e il caldo, il 2023 si preannuncia ancora peggio dal punto di vista della mancanza di precipitazioni in questi primi tre mesi. La Regione Piemonte corre ai ripari, e, in aggiunta alle misure per risparmiare acqua, stanzia 55 milioni di euro da destinare a interventi di breve e medio periodo per ammodernare gli impianti irrigui e realizzare microinvasi, ma prima che queste misure possano portare sollievo alla coltivazioni bisognerà aspettare un anno.

Il 2023, quindi, resterà “scoperto”, sperando che in primavera ed estate la siccità non torni ai livelli dello scorso anno, spiega il Rapporto Nord Ovest di venerdì 17 marzo. Nel 2022 il record di giorni senza pioggia negli ultimi 65 anni: 111 giorni consecutivi in inverno con temperature di 2 gradi sopra la media. Anche sul versante alpino la situazione attuale è tragica: l’acqua immagazzinata nella neve è del 60% inferiore alla norma, si legge sul prossimo Rapporto Nord Ovest del Sole 24 Ore. L’allarme siccità in Valle d’Aosta coinvolge l’intero sistema agroalimentare, ma non risparmia neppure la produzione di energia idroelettrica e la fornitura di acqua potabile.

A fronte di una media di 980 milioni di metri cubi di neve accumulata, l’anno scorso ce n’erano 470 milioni, quest’anno 530 milioni. Rispetto alla media degli ultimi 20 anni, in Valle d’Aosta manca circa la metà della neve accumulata: la riserva di acqua naturale indispensabile. In regione si contano circa 35mila capi bovini, 2mila ovini, 4mila caprini. Sono a rischio i pascoli in quota a causa della crisi idrica.

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