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A Chieri nasce il tavolo permanente per la coesione sociale e il contrasto alla povertà

Un Tavolo che mette al centro la persona e “in rete” tutti i soggetti che si occupano di povertà vecchie e nuove. A Chieri è stato firmato questa mattina il protocollo d’intesa che istituisce il il tavolo permanente per la coesione sociale e il contrasto alla povertà

Alessia Serlenga

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Chieri – Il “Tavolo permanente per la coesione sociale e il contrasto alla povertà” è una sede istituzionale stabile di coordinamento e raccordo tra i diversi soggetti del territorio (dal Comune al Consorzio, dalle organizzazioni di volontariato agli enti del Terzo settore alle parrocchie) che a vario titolo si adoperano per contrastare il fenomeno della povertà e dell’esclusione sociale, con l’obiettivo di condividere programmi, azioni e attività.

Hanno aderito il Consorzio dei Servizi Socio Assistenziali del Chierese, le Parrocchie della Città di Chieri, il Centro d’ascolto L’Incontro, l’associazione Reciprocamensa, il Comitato Medjiugorje Regina della Pace, l’associazione OASI URBANA, la San Vincenzo De Paoli “Maria Immacolata”, il Centro Aiuto alla Vita, La Zattera della Pace.

«Quello del Tavolo è un progetto che volevamo realizzare da tempo, poi la pandemia ha bloccato tutto e ci costretto a inseguire le emergenze ma ora finalmente ci sono le condizioni per partire-spiega l’assessora Raffaela Virelli-Mi occupo di assistenza dal 1973 e da sempre credo nell’importanza del lavoro in “rete”. Le risorse di tipo economico ma anche operativo sono sempre meno e il volontariato soffre anche di un mancato ricambio generazionale. Bisogna superare l’autoreferenzialità, imparare a lavorare insieme, condividere i dati e le conoscenze che ognuno ha del contesto e delle persone che si desidera aiutare. Spesso i servizi non sanno cosa i loro assistiti ricevono dal privato. Il Tavolo e il protocollo, pur nella salvaguardia dell’autonomia e della mission di ogni soggetto ed ente, serviranno ad avere una fotografia più precisa di quello che si fa, della storia delle persone che si aiutano e dei loro bisogni, migliorando l’efficacia degli interventi ed evitando sovrapposizioni».

 

Il Tavolo ha come finalità il confronto dei dati raccolti sulle situazioni di povertà, per acquisire un quadro complessivo e dare vita in futuro ad una banca dati condivisa; individuare azioni e strumenti da adottare non solo per contrastare la povertà ma anche perprevenirla; capire quali tipi di risorse possono essere messe a disposizione da ogni soggetto del Tavolo per metterle in rete e dare cosìrisposte concrete ai cittadini; pianificare gli interventi ritenuti utili a rimuovere le cause determinanti condizioni di disagio sociale ed economico; pensare a nuove proposte per il territorio, individuando le nuove realtà di fragilità e nuove forme in cui la povertà simanifesta; agevolare l’intervento degli operatori e raggiungere il maggior numero di famiglie possibili; promuovere e sperimentare percorsi formativi per la cittadinanza su temi riguardanti il bilancio familiare, l’indebitamento, i consumi energetici, ecc.

«L’emergenza sanitaria e il caro vita dovuto all’inflazione hanno provocato un peggioramento della condizione economica delle famiglie, chi viveva già in situazioni di difficoltà e di fragilità ha visto peggiorare ulteriormente la propria condizione mentre la fascia limite di precarietà è aumentata portando ad un incremento di casi in carico ai servizi sociali-aggiunge Raffaela Virelli-le forme di povertà stanno crescendo e stanno cambiando. La povertà non è più solo causata da condizioni di disagio socio-economico consolidato o frutto di scelte sbagliate, ma sovente è conseguenza della perdita del posto di lavoro o della bassa remunerazione, del venir meno delle relazioni famigliari (nuclei monoparentali), di una malattia. Situazioni che possono portare allo scivolamento verso il degrado sociale. Spesso questi nuovi poveri non sanno da che parte iniziare, a chi rivolgersi, a chi chiedere e cosa chiedere. E poi la povertà è spesso multidimensionale e richiede più approcci. Ci sono persone che vivono in strada e che hanno problemi psichiatrici, quindi necessitano di una presa in carico anche sanitaria. C’è poi la povertà educativa, culturale e comunicativa. Ecco perché bisogna studiare e sperimentare formule nuove di intervento e prepararci ad affrontare i tempi che ci attendono che saranno sempre più difficili».

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