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Scuola e formazione

Oltre 2 mila euro per essere abilitati ad insegnare: per l’associazione RUN UniTo la riforma dei 60 CFU porterà a una “scuola di classe”

Il decreto che aumenta da 24 a 60 i crediti universitari necessari per poter insegnare non prevede riduzioni per i 2 mila 500 euro di iscrizione

Sandro Marotta

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TORINO – Costi, logistica, vuoto normativo sulle modalità di attuazione: queste le critiche che sta muovendo l’associazione universitaria Run UniTo (sezione locale di Primavera degli studenti) al decreto che aumenta da 24 a 60 i CFU necessari per essere abilitati all’insegnamento.

Che cosa dice il decreto

Se si sono conseguiti 24 CFU abilitanti entro il 31 ottobre 2022 (con il vecchio ordinamento), questi verranno riconosciuti (ma si dovranno comunque ottenere i restanti 36). Se, all’interno del proprio piano carriera, si sono svolti esami compatibili con il percorso abilitante, possono essere riconosciuti.

Devono essere svolti almeno 10 CFU di tirocinio (organizzato dai tutor), in cui il frequentante assiste alle lezioni che i docenti svolgono nelle classi.

Le critiche

“I costi per gli aspiranti insegnanti sono – commenta Sara Marovelli, di Run UniTo – saranno troppo alti e tutti a carico dei partecipanti. Si parla di almeno 2 mila euro ciascuno, che si aggiungono alle tasse universitarie e ai libri, che comunque vanno comprati. La prova finale sono altri 150 euro che se ne vanno.”

“In tutto questo – continua la studentessa – le ore di tirocinio non sono pagate e anche per questo chiederemo che siano retribuite o quanto meno che ci siano dei rimborsi.”

Chi inizia il percorso da 60 CFU deve versare 2 mila 500 euro; in tutti gli altri casi c’è uno “sconto” dei 500. Proprio per questi costi che si aggiungono al curriculim di studi ordinario, Primavera degli studenti ha parlato di “scuola di classe“.

I trasporti

Le università in Piemonte sono poche e il territorio ampio. Poiché “per l’accesso alla prova finale dei percorsi di formazione iniziale è necessaria una percentuale minima di presenza alle attività formative pari al 70 per cento per ogni attività formativa”, chi frequenta sarà costretto o ad affittare casa nei pressi dell’università oppure viaggiare da casa al luogo di lezione; in nessun caso verrà rimborsata la spesa.

Le proposte

“Quando ci sarà la protesta nazionale a Roma – continua Run UniTo – chiederemo innanzitutto che vengano inserite delle fasce di Isee per pagare i 2 mila 500 euro di iscrizione. É una misura che per ora ha adottato solo l’università di Bologna e noi ci ispiriamo proprio a quel modello.”

La seconda proposta riguarda il tetto massimo del costo di iscrizione: “una scuola di specializzazione di questo tipo, resa praticamente obbligatoria dalla legge, dovrebbe necessariamente essere gratuita per tutte e tutti”.

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1 Commento

1 Commento

  1. Avatar

    Caterina De Carolis

    2 Marzo 2024 at 7:56

    Credo che se fosse così si creerebbe una disparità con altre professioni e non vedo perché gli insegnanti dovrebbero essere agevolati rispetto ad altre professioni: chi vuole fare il magistrato dopo la laurea deve fare per legge una scuola di specializzazione che è a pagamento e lo stesso i notai, e nessuno offre rimborso spese per il viaggio all’università – solo per citarne due. Sono d’accordo di inserire agevolazioni in base all’isee ma per il resto mi sembrano richieste di caste statali che pretendono dei trattamenti differenziati rispetto ad altre professioni.

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