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Cultura

I portoni di Torino nascondono segreti e racconti

L’intervista con la curatrice della raccolta

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TORINO – L’ormai tradizionale raccolta di racconti “Di arte in arte” curata da Franca Rizzi Martini per Neos Edizioni è quest’anno dedicata ai portoni e alle cancellate di Torino. Diciannove portoni evocati da diciannove racconti che danno vita all’antologia Racconti alle porte, un bel viaggio tra le strade di Torino da fare con il naso all’insù.

Bisogna dire che il portone è un elemento architettonico che ben si presta al racconto, perchè chiude, nasconde, cela segreti, ma allo stesso tempo può essere aperto e rivelare i misteri con tanta cura custoditi. Ecco che così lo splendore artistico dei portoni scelti ha ispirato gli autori a raccontare storie molto varie. Alcune riguardano la storia di quel portone o di quel palazzo, altre lo usano come spunto per narrare altro.

Così intraprendiamo un viaggio che ci porta spesso indietro nel tempo, in epoche passate fatte di organza e crinoline, incontriamo dame e cavalieri, ma anche qualche fantasma e qualche personaggio misterioso. Conosciamo figure storiche e scopriamo donne e uomini nate dalla fantasia degli autori.

In questo viaggio incontriamo portoni famosi, come quello di Palazzo Carignano, la cancellata di Palazzo Reale, il portone dei draghi e quello dei melograni, ma anche portoni meno famosi ma altrettanto affascinanti, dal portone di Palazzo Scaglia di Verrua a quello di strada Val Pattonera. Tutti però nascondono una storia e forse è ancora più intrigante scoprire quelle che si celano dietro i portoni meno conosciuti.

L’intervista con Franca Rizzi Martini

Questa volta “Di arte in arte” ci porta alla scoperta dei portoni di Torino. Un elemento che ben si presta a nascondere (o rivelare) storie. Cosa incontriamo in questa raccolta?

In questa edizione della collana Di arte in arte, arrivata al suo quinto numero, incontriamo diciannove autori che si sono cimentati nel raccontare una storia su altrettanti fra portoni e cancellate torinesi. Da una rosa di più di cinquanta opere proposte da me, ogni autore ha scelto quella che più lo ispirava per il suo racconto di fantasia. Abbiamo così iniziato con le Porte Palatine del I sec. A.C. per finire con il modernissimo portone del Bosco verticale, passando attraverso il Seicento, il Liberty e il Futurismo.

Come hai selezionato gli autori?

Insieme all’editore Silvia Maria Ramasso della Neos edizioni, ho selezionato autori dotati di creatività, capacità di scrittura, amore per l’arte e il bello. Ne è uscita un’antologia dagli stili differenti, dove ognuno ha contribuito con la propria fantasia in un insieme vario e stimolante.

Come sono stati scelti i portoni?

Tra portoni e cancellate Torino ne vanta un gran numero per cui è stato facile comporre una lista di opere da proporre, anzi, c’era l’imbarazzo della scelta. Logicamente sono stati proposti i portoni più caratteristici e famosi, come quello del melograno o la cancellata del Teatro Regio, ma accanto a questi ho introdotto anche opere poco conosciute che hanno riscosso grande attenzione. All’autore che ha scelto per primo il portone o la cancellata su cui scrivere è stata aggiudicata l’opera e gli sono stati dati sei mesi di tempo per inviarmi il racconto.

Durante questa avventura hai scoperto portoni che non avevi mai notato?

Quando si gira per la città sono molti i particolari a cui non si presta attenzione, ma che hanno una rilevanza storica e artistica notevole ed effettivamente, andando alla ricerca di portoni e cancellate, ne ho scoperti molti che non avevo mai visto. Questo è uno degli scopi della collana Di arte in arte, fare in modo che i lettori vadano alla scoperta di queste opere particolari che sono degne di nota e che spesso passano inosservate.

Ci sono autori che per la prima volta compaiono in queste raccolte dedicate all’arte?

Sono stati selezionati alcuni autori che avevano già partecipato alle edizioni passate, ma vi abbiamo aggiunto un buon numero di nuovi, tra cui molti giornalisti e alcune persone amanti dell’arte e della scrittura che si sono cimentate per la prima volta con ottimi risultati. Il mio compito è stato anche quello di correggere i racconti o di rifiutare quelli non idonei.

Come sai, ho molto apprezzato la copertina del volume. Chi l’ha disegnata?

La copertina del volume è opera dell’amica Tina Salvato, già grafica dell’agenzia Armando Testa, che ha creato anche le copertine di molti dei miei libri. Tra lei e me c’è molto feeling e riesce a visualizzare in modo magistrale le mie spiegazioni con dei risultati molto convincenti.

Nella raccolta c’è anche un tuo racconto. Qual è il tuo portone?

Il mio racconto, intitolato Giallo antico, riguarda il portone di Palazzo Trécesson, in piazza San Carlo 182, davanti al quale si svolse realmente un fatto di cronaca nera nella seconda metà del Seicento. Dato che nei miei romanzi avevo già trattato quest’epoca in ambito piemontese, ho colto al volo questa opportunità.

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