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Perchè l’Istituto di Riposo per la Vecchiaia di Torino viene chiamato ospizio dei Poveri Vecchi

Quella curiosa abitudine dei torinesi di cambiare il nome a strade, piazze e palazzi

Gabriele Farina

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TORINO – I torinesi hanno una certa predisposizione a cambiare i nomi dei luoghi cittadini. Così se piazza Carlo Emanuele II è conosciuta come piazza Carlina, se la Chiesa della Madonna Consolatrice è per tutti la Chiesa della Madonna Consolata, ecco che l’Istituto di Riposo per la Vecchiaia di Torino è sempre stato chiamato Ospizio dei Poveri Vecchi.

La storia

Inizialmente era l’Ospizio di Carità, fondato nel 1582 dalla Compagnia di San Paolo e riconosciuto dal duca Carlo Emanuele I con l’obiettivo di debellare l’accattonaggio in città. Ospitava infatti più che altro senza tetto. Solo in seguito divenne Istituto di riposo per la Vecchiaia, ospitato in varie sedi fino alla seconda metà dell’Ottocento, quando il numero dei ricoverati era talmente aumentato che si rese necessaria la costruzione di un nuovo e più grande edificio.

I poveri vecchi

Così l’edificio imponente su corso Unione Sovietica che i torinesi chiamano “Poveri vecchi” viene realizzato tra il 1883 e il 1887 sulla vecchia strada per Stupinigi dall’architetto Crescentino Caselli, allievo di Alessandro Antonelli. Inizialmente ospitava fino a 2.000 persone, sia anziani che poveri, alcuni dei quali venivano impiegati in varie attività lavorative.

Bombardato quattro volte durante la Seconda Guerra Mondiale, l’Istituto di Riposo per la Vecchiaia di Torino ormai non svolge più il suo ruolo originario. Nel 1991 l’edificio è stato restaurato dall’architetto Andrea Bruno. Oggi i due padiglioni a nord sono stati riconvertiti a nuovi utilizzi: uno ospita parte della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Torino, l’altro il C.S.I. Piemonte.

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