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CronacaTorino

Fuochi d’artificio illegali venduti via Telegram: arrestato un 33enne che li produceva

Il giro di ordigni illegali ha condotto gli investigatori al presunto artefice dell’attività

Gabriele Farina

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TORINO – Dopo settimane di accertamenti, la Polizia ha stretto le manette ai polsi di un uomo di 33 anni, residente nella provincia di Napoli, accusato di fabbricazione e commercio illegale di prodotti pirotecnici artigianali, pericolosi e privi di qualsiasi controllo di sicurezza.

L’inchiesta è scattata nel mese di ottobre, quando a Torino – durante alcune perquisizioni domiciliari – sono stati rinvenuti fuochi artificiali acquistati online tramite l’app di messaggistica Telegram. I prodotti esplodenti venivano recapitati in tutta Italia tramite spedizioni camuffate da comuni “articoli per la casa”, con ignari corrieri incaricati di trasportare materiali altamente pericolosi per centinaia di chilometri.

Il giro di ordigni illegali ha condotto gli investigatori al presunto artefice dell’attività: un uomo già noto alle forze dell’ordine, individuato grazie alla collaborazione tra la Questura di Torino e quella di Napoli. Le perquisizioni a suo carico hanno interessato veicoli e locali nella sua disponibilità, portando alla scoperta di un vero e proprio arsenale pirotecnico.

Il materiale sequestrato

Tra il materiale sequestrato figurano un ordigno denominato “Catena napoletana”, numerosi fuochi artigianali, due centraline per l’accensione a distanza, ben 163 “bombe carta” pronte per la spedizione e oltre 2.000 euro in contanti, presumibile provento delle vendite.

Ma è stato all’interno di un casolare, situato in una zona abitata, che le forze dell’ordine hanno trovato il laboratorio della fabbricazione illegale: due chili di polvere di alluminio e titanio, 239 micce, più di 1000 tubi in cartone di varie dimensioni, un setaccio per la lavorazione delle polveri e centinaia di etichette identiche a quelle apposte sugli ordigni già sequestrati in precedenza.

L’uomo è stato arrestato e trasferito nel carcere di Poggioreale. Le indagini proseguono per accertare l’estensione della rete di distribuzione e il coinvolgimento di eventuali complici.

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