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CronacaTorino

Negli scontri tra polizia e No Tav del 2020 la contesa di un palo ferì un agente, ma l’accusa è imprecisa e il processo è da rifare

Il tubo è stato maneggiato sia dai poliziotti che dai manifestanti. Il tribunale di Torino ha obbligato l’accusa a riscrivere i reati contestati

Redazione Quotidiano Piemontese

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SUSA – Il tribunale di Torino ha notato delle incongruenze nelle accuse che la procura di Torino ha rivolto a 10 attivisti No Tav durante un processo riguardante una serie di scontri avvenuto in val di Susa nell’estate 2020. In questa occasione rimase ferito un agente, tale Gianmaria Sertorio, che oggi è Questore di Aosta, che venne colpito alla testa da un palo.

Tutto era stato originato da una carica degli agenti che volevano sgomberare un sentiero vicino al cantiere Tav di Chiomonte, che gli attivisti avevano bloccato con una barricata, credendo che la polizia fosse lì per sgomberare il vicino presidio dei Mulini.

Negli scontri qualcuno impugnò un palo, che iniziò ad essere conteso sia dagli agenti che dai manifestanti; si originò una contesa che fece ruotare il tubo di metallo che cadde e finì in testa al poliziotto. L’accusa sostiene ora che la colpa sia dei manifestanti e per 10 di loro ha chiesto tra i 4 e i 3 anni di carcere, la difesa enfatizza l’involontarietà della caduta del tubo.

I giudici hanno però obbligato l’accusa, cioè la procura, a rivedere e correggere i reati contestati. Il processo quindi ricomincerà con l’udienza di luglio.

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