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Sanità piemontese: “Prenotare una visita è diventato una battaglia. E se lo dici, sei tu il problema”
Una lettera arrivata in redazione racconta il disagio crescente dei pazienti nel tentativo di accedere a visite ed esami attraverso i canali ufficiali del sistema sanitario regionale
TORINO – “Sono un normale cittadino che, avendo dovuto usufruire del servizio sanitario, è incappato nel problema delle prenotazioni per visite ed esami, di cui si sta discutendo da un po’ di tempo sui giornali.”
Inizia così la lunga lettera arrivata in redazione, firmata da un lettore che descrive con precisione un problema ormai noto in Piemonte: la difficoltà crescente nel prenotare visite specialistiche ed esami diagnostici tramite i canali pubblici.
Il cittadino racconta di aver accolto con sollievo la notizia che finalmente “c’era qualcuno disposto a sollevare il polverone”, perché chi vive certe situazioni sulla propria pelle “spesso si sente semplicemente impotente”.
La parte più netta della sua testimonianza riguarda però il clima che si respira quando si prova a segnalare queste difficoltà.
“Ci dicono che parlare dei problemi peggiora le cose”
Il passaggio più significativo — e forse più amaro — della lettera riguarda il messaggio che alcuni pazienti percepiscono quando provano a criticare il sistema:
“Il motivo per cui scrivo è che ho sentito spesso dire che parlarne, tirare fuori ciò che non funziona, non va bene. Che la colpa è di chi ha sollevato la questione, nonostante sia evidente un problema strutturale.”
“(Testuali parole di un medico: ‘più fate così, più avrete ritardi’, e mi permetto di sottolineare che ha parlato di ‘voi’, non di ‘noi’).”
Una frase che il lettore vive come un paradosso: un servizio pubblico può migliorare solo se i problemi vengono portati alla luce, sostiene, ma talvolta chi prova a farlo viene percepito come un intralcio.
“Davvero chi ci governa prenota su salutepiemonte.it?”
È un interrogativo tagliente, quello che il cittadino pone al centro della sua denuncia:
“Dovremmo quindi accettare che una cosa così preziosa come la sanità pubblica venga malgestita, senza che si possa semplicemente segnalare che c’è qualcosa che non va, in nome delle classifiche del migliore ospedale, dei sorrisi e i selfie degli amministratori sui social…?”
“Davvero dobbiamo credere che coloro che… si sono spesi in dichiarazioni tra il paternalistico e l’infuocato, per prenotare un esame vadano su www.salutepiemonte.it?”
La critica è diretta non ai professionisti sanitari — il lettore lo chiarisce più volte — ma al livello gestionale e politico, percepito come distante dalle difficoltà quotidiane.
Il timore più grande: l’assuefazione
La parte finale della lettera è un appello:
“Questo è il modello che vogliamo che le prossime generazioni imparino? Tacere, nascondere la polvere sotto il tappeto, unicamente perché chi è al timone non vuole che sia.”
“E poco importa se una cosa tanto preziosa come la nostra sanità… si va a perdere sotto le suole di chi la usa come trampolino, e sotto gli occhi di chi è talmente rassegnato da neanche più reagire.”
Parole che mostrano un sentimento condiviso da molti cittadini piemontesi: la paura che la rassegnazione diventi normalità.
Un malessere diffuso, una voce tra tante
La lettera che riportiamo oggi è una testimonianza individuale, ma si inserisce in un dibattito più ampio e sempre più acceso: quello sui tempi di attesa, sulla riorganizzazione dei servizi, sulla difficoltà di garantire prestazioni nei tempi previsti.
Negli ultimi mesi in Piemonte il tema è tornato più volte al centro dell’agenda politica e sanitaria, tra richieste di trasparenza, promesse di nuovi investimenti e piani per ridurre le liste d’attesa. Ma sul territorio, come mostra questa testimonianza, la percezione dei cittadini resta critica.
Il nostro lettore conclude così:
“Con tanta buona pace per tutti quelli che questi diritti… se li sono conquistati per poi regalarceli.”
Un richiamo alla memoria, più che una polemica: un invito a non dimenticare che la sanità pubblica è un patrimonio collettivo. E che parlarne — con lucidità e senza timori — è il primo passo per preservarlo.
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