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I peggiori posti dove vivere in Piemonte: tra povertà, disoccupazione e smog
Dalle valli alpine più povere ai quartieri urbani più inquinati: ecco i comuni peggiori dove vivere oggi in Piemonte, tra bassi redditi, smog e disoccupazione.
TORINO – In Piemonte ci sono luoghi dove vivere significa fare i conti con povertà diffusa, servizi carenti, inquinamento cronico o disoccupazione alta. A dirlo sono i dati su redditi, lavoro, ambiente e demografia, che segnalano criticità tanto nei piccoli paesi di montagna quanto nelle periferie urbane più degradate.
Borghi montani dimenticati
Nell’Ossola e nel Cuneese si trovano alcuni tra i comuni più poveri d’Italia: Gurro, Valle Cannobina, Re, e ancora Castelmagno, Elva, Oncino. Qui i redditi medi non superano i 13 mila euro l’anno, la popolazione è anziana e i servizi quasi assenti. In molti casi scuole, banche e trasporti non esistono più.
Questi borghi offrono paesaggi incontaminati, ma vivere qui oggi significa isolamento, disoccupazione e marginalità estrema.
Periferie urbane invivibili
Non va meglio in città, soprattutto nelle periferie di Torino, Asti e Alessandria. Zone come Rebaudengo, Grassi, Baussano e D’Annunzio registrano ogni anno decine di giorni oltre i limiti di PM₁₀ (polveri sottili) e biossido di azoto. L’aria è spesso irrespirabile.
A questo si aggiungono tassi di disoccupazione tra i più alti della regione (fino al 7% nel Torinese) e un 11,7% di popolazione in povertà relativa, secondo l’ISTAT.
Le due facce del disagio
In sintesi, i peggiori posti dove vivere in Piemonte oggi sono:
-
i micro-comuni montani spopolati, con bassi redditi e zero servizi;
-
le periferie urbane inquinate, con scarsa qualità della vita e problemi occupazionali.
Una doppia fragilità – economica e ambientale – che tocca sia le aree isolate che quelle densamente popolate, rendendo queste zone tra le più difficili in cui vivere nella regione.
Fonti: Analisi dei redditi comunali dal report MEF, relazione ARPA Piemonte su qualità dell’aria, dati ISTAT e Annuario regionale 2024 su povertà e occupazione
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Gloria Demarchi
30 Giugno 2025 at 11:00
Mi stupisce sapere che la periferia della mia città – Alessandria – viene considerata così degradata e difficile da vivere . …quartieri periferici come Orti o anche il Cristo , sicuramente sono più che vivibili …direi addirittura meglio del centro storico . Forse prima di scrivere dimili articoli , i giornalisti dovrebbero vedere di petsona i luoghi in questione .
Roberto
30 Giugno 2025 at 19:44
Fra piccoli comuni montani privi di servizi, ma con ambienti incontaminati, e periferie inquinate e degradate, ammesso e non concesso che siano proproo tutte così, la scelta cade sicuramente sui primi, se si ha possibilità di spostamento agevole in auto, moto o bici. Occorre tenere presente che in questi piccoli borghi esiste comunque un senso di sostegno di vicinato molto forte.
DAL BO ADELCHI
30 Giugno 2025 at 11:27
mai come adessp servorenne farli rivivere con la immigrazione, con pochi € al mese, offrirebbero vivacità, riapertura esercizi pubblici, pulizia strade, sentieri, ristrutturazione case, ecc, ma la cd, non li vuole, peccato