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Piemonte

I dolori del giovane Piero: da La Ganga ai Verdi Verdi alla Fiat, tutti gli autogol del Pd

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“Ingombrante”, “improponibile”, addirittura una “zavorra”. Qualcuno gli ha chiesto pure se fosse mai stato “massone”. Non dev’essere stato facile per Giusi La Ganga incontrare qualche giorno fa i giovani del Partito democratico in un faccia a faccia anticipato dal documento con cui i ragazzi contestavano la candidatura dell’ex parlamentare socialista. L’ennesimo autogol dei democratici, l’ha definito qualcuno, seguito dall’alleanza con i Verdi Verdi di Maurizio Lupi e dalla bagarre su chi entrerà a far parte della lista, tra il radicale Silvio Viale e – appunto – Giusi La Ganga. L’unica cosa certa è che nessuno vorrebbe essere nei panni della segretaria provinciale Paola Bragantini, alle prese con la composizione dell’elenco di nomi per le prossime comunali. Chissà se la fede sbandierata da Fassino (“Ho studiato dai Gesuiti e sono credente”, ha confidato l’ultimo segretario dei Ds al suo ex compagno di scuola Giovanni Minoli) riuscirà a restituire un po’ di serenità alla sua campagna elettorale. Fatto sta che le critiche arrivano in questi giorni da tutte le parti: dai giovani, dagli ex popolari, da sinistra.

DALLA PENSIONE AL LISTINO. Nel 1995 si autodefinì “un pensionato”, oggi ritorna per “amore della politica”, per offrire la sua “esperienza”. E ne ha da vendere, Giuseppe La Ganga detto Giusi, di esperienza sul campo. Proconsole craxiano in Piemonte, ex capogruppo alla Camera, responsabile nazionale Psi per gli enti locali, infine travolto (come molti altri) da Tangentopoli: nel 1994 patteggiò una pena di un anno e otto mesi e una multa di 500 milioni di lire nello scandalo delle tangenti per il nuovo ospedale di Asti, mentre l’anno dopo fu accusato di ricettazione per una tangente versata da un compagno di partito. Già nel 2001 aveva appoggiato la candidatura di Domenico Carpanini e poi di Sergio Chiamparino, aderendo successivamente al Pd ed entrando nella direzione regionale. La Ganga ha scelto di (ri)presentarsi ai torinesi con un messaggio a pagamento sui quotidiani (“Una storia, un futuro per Torino”), uscendo ufficialmente allo scoperto dopo il silenzio durante le primarie: “Fassino può fare di Torino l’avamposto democratico del Nord, un luogo che aiuta a capire come si può governare al Nord in modo diverso dalla Lega”, ha confidato l’ex socialista.

Una scelta – quella di La Ganga – che non è andata per nulla giù ai giovani democratici. Ad aprire le danze una lettera (con 50 firme) di Matteo Cavallone, presidente provinciale dei Gd di Torino, a chiuderle (per ora) l’incontro tra accusato e accusatori nella sede di via San Francesco d’Assisi. Il ragionamento dei cinquanta firmatari del j’accuse contro La Ganga è chiaro: “Così diamo il fianco all’antipolitica e a quelli che dicono che siamo tutti uguali”; ragion per cui “l’ingombrante, inopportuno e improponibile” ex craxiano dovrebbe fare “un passo indietro”, pena la “perdita inevitabile di voti”.

FASSINO E L’ORSO CHE RIDE. D’accordo che il candidato sindaco del centrosinistra ha da poco confidato la volontà di voler collaborare con il presidente leghista “nell’interesse del bene comune”, ma da qui alle alleanze con i Verdi Verdi il passo sembra essere stato troppo breve. Gli ambientalisti di Maurizio Lupi (“finti”, secondo i Verdi originali, quelli di Bonelli) erano tra i sostenitori, tra ricorsi al Tar e polemiche, della candidatura di Cota. Adesso invece il movimento che fa capo all’intera famiglia Lupi, dopo la scarsa attenzione da parte del Pdl, ha deciso di sostenere Piero Fassino. Paola Bragantini ha spiegato così – in maniera un po’ criptica – l’accordo: “L’intesa è stata raggiunta anche per la collaborazione con consiglieri nelle circoscrizioni sulla base di alcuni aspetti della politica ambientale”. Sarà. Fatto sta che la scelta di allearsi con “L’orso che ride” ha fatto storcere il naso a parecchi, dentro e fuori il Pd. Anche perchè, pur volendola vedere in maniera strumentale, l’apporto in voti non pare così rilevante: 6031 a Torino alle scorse regionali (ammesso che chi ha messo la crocetta su un simbolo con scritto Cota a caratteri cubitali oggi scelga Fassino), 191 preferenze per Lupi.

LA LISTA DEGLI SCONTENTI. Tra i primi a tirarsi fuori Tom Dealessandri, il vicesindaco di Chiamparino, che ha annunciato l’intenzione di non candidarsi nella lista democratica: “La mia è una storia diversa dalla politica. Nasce dal sindacato e continua nell’amministrazione. Visto che tutti concordano sulla continuità del mio operato è giusto non correre per me, ma dare un contributo a tutto il partito”. Poi c’è la vicenda Silvio Viale, il medico radicale del Sant’Anna che per primo sperimentò la Ru486: il suo nome in lista proprio non va giù agli ex popolari, come il vicecapogruppo a Palazzo Lascaris, Stefano Lepri: “Prendo atto che il segretario inserirà Viale, per questo ho raccolto già una trentina di firme per un documento che, se verrà votato, vieterà la possibilità che iscritti di altri partiti possano essere iscritti al Pd e partecipare alla vita del partito”. Seguono le firme, tra gli altri, di Davide Gariglio, Giorgio Merlo e Domenica Genisio. Non proprio un’accoglienza delle migliori, figlia delle ambiguità derivanti dall’atavica non-identità del Partito democratico.

LE PAROLE SULLA FIAT. Infine, i rapporti con Marchionne. Fassino non ha mai nascosto le sue simpatie per il manager italocanadese, e se non si spingerà fino a giocarci a scopone come faceva Chiamparino, sicuramente farà di tutto per accattivarselo: ”Se vogliamo che la Fiat resti a Torino, e io sono perchè rimanga, dobbiamo fare in modo che possa stare sul mercato mondiale dell’auto e sia in grado di essere un’azienda competitiva”. “Sono consapevole – ha aggiunto Fassino – che questo comporta scelte difficili e complesse in primo luogo per i lavoratori e il sindacato, però ci sono delle priorità, una delle quali è che l’azienda ci sia, abbia un lavoro e continui ad averlo. È questo è fondamentale”. Parole che, ovviamente, non hanno fatto piacere dalle parti della Cgil, soprattutto in un momento in cui è in ballo un importantissimo accordo alla ex Bertone. Anche perchè, ‘tifo’ e assenso a parte, non si capisce quale sia l’intervento concreto, le scelte di politica industriale (dalla quale continua ad essere assente il Govenro, come ormai sostiene persino Confindustria) per favorire un futuro competitivo al settore.

LISTA PD. Saranno due donne, Cristina Palma, 49 anni, operatrice con contratto precario di una cooperativa che opera nel campo dell’istruzione, e Fosca Nomis, 35 anni, già presidente regionale e vice presidente nazionale di Amnesty International e attualmente impegnata nelle relazioni internazionali per Expo 2015, ad aprire la lista del Pd alle prossime elezioni comunali di maggio.

“Diciamo con orgoglio che la nostra lista accoglie al suo interno significative rappresentanze del mondo della cultura, dell’imprenditoria, dell’associazionismo – commenta il segretario provinciale, Paola Bragantini – abbiamo deciso di mettere in cima ai nostri obbiettivi il tema del lavoro e dei diritti. Alle due donne capolista affidiamo il compito di guidare la nostra lista all’insegna dell’impegno civico e sociale”.

 

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