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Cota incontra Maroni a Novara: “Bossi resta il nostro leader”. Ma la vera sfida è a Roma

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“Ho stampato negli occhi l’immagine del comizio dell’altra sera a Varese, dove Bossi e Maroni si sono abbracciati. Questa mi sembra la miglior risposta alle polemiche”. Roberto Cota liquida così le palesi divisioni all’interno del Carroccio, e lo fa nella sua città, Novara, accanto al suo amico Bobo Maroni (per un giorno “professore” al liceo Carlo Alberto). Eppure le ferite all’interno del Carroccio sembrano lontane dall’essere cicatrizzate, soprattutto in quel di “Roma ladrona”: la notizia dell’affossamento da parte dei maroniani della mozione contro il ministro Passera (confezionata dal rivale Marco Reguzzoni) è un chiaro segnale.

E avrà pure il suo bel daffare Umberto Bossi a farsi vedere – come ai vecchi tempi – tra pizzerie e baretti di provincia insieme ai militanti, per confermare che la vecchia Lega esiste ancora, nessuna divisione, solo “un franco dibattito”: la frattura tra il “suo” cerchio magico (Reguzzoni e Rosi Mauro su tutti) e l’ala movimentista vicina all’ex ministro dell’Interno è netta. Cota – da sempre posizionato a metà del guado tra il Senatur e Bobo – è sicuro che a Milano arriveranno la risposta che i militanti aspettano, “unità”: “La Lega ha un grandissimo spazio politico – ha detto il governatore a Novara – è l’unico movimento che ha un progetto politico più che mai attuale. Ho visto l’ovazione che la sala di Varese ha tributato a Bossi quando è entrato, lui è più che mai il nostro leader. In questo momento siamo tutti concentrati sull’appuntamento di domenica a Milano, una manifestazione molto importante a cui è prevista una massiccia partecipazione”.

La conferma che l’appuntamento domenicale sotto la Madonnina rischi di diventare una sfida all’O.K. Corral la dà lo stesso Maroni: ”Do a tutti appuntamento a domenica, quella di Milano sarà una grande manifestazione contro il governo Monti”. Difficile non pensare che oltre al presidente del Consiglio, nel mirino (dei militanti maroniani) ci sarà anche quel cerchio magico che fa capo a Reguzzoni. Già nel dopo-Varese, in pizzeria, i cori dei leghisti (di fronte allo stesso Senatur) non erano proprio affettuosi: il capogruppo alla Camera veniva sì accostato a maroni, ma con la “m” minuscola.

Infine c’è la storia del braccialetto bianco, tirata fuori da Linkiesta, che coinvolge un altro deputato torinese, Davide Cavallotto:

È il segno distintivo dei fedelissimi dell’ex ministro dell’Interno. Molti deputati lo indossano alla Camera. Sul dorso c’è la loro parola d’ordine: “Barbari sognanti”, metafora presa in prestito dallo scrittore irredentista Slataper. È il nuovo slogan della corrente che si oppone al cerchio magico di Reguzzoni: “È un segno di onestà”. […] Indossa il braccialetto Emanuela Munerato, la leghista operaia che durante il voto di fiducia sulla manovra si era coraggiosamente presentata in Aula in tenuta da lavoro. Avvistati con il segno di riconoscimento maroniano anche giovani parlamentari Nicola Molteni e Davide Cavallotto. E mentre nel partito lo scontro interno sembra evolvere in favore dell’ex ministro dell’Interno, con tanto di oncoronazione di Bossi, i deputati leghisti continuano a essere in conflitto.

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