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Piemonte

Due valigette con 60 milioni in pietre preziose in una banca svizzera: spedite dal Piemonte da due insospettabili

Redazione Quotidiano Piemontese

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bache-svizzere-sicureSessanta milioni di euro in pietre preziose contenute in due valigette avvolte dal mistero. Lo stesso mistero che avvolge chi quelle valigette le ha spedite, tre anni fa, dal Piemonte fino al caveau di una banca svizzera. La Procura di Ivrea sta indagando su un commerciante di abbigliamento di Caluso e una casalinga di Chivasso, entrambi senza precedenti penali. Attraverso normali controlli di routine sui libri contabili dell’azienda gestita dall’uomo, i berretti verdi si imbattono nella spedizione, tramite un corriere di Alessandria, di 483 rubini purissimi ad una banca di Ginevra. C’è un’assicurazione sul trasporto, la bolla con i dettagli della merce e una cassetta di sicurezza intestata a suo nome. Viene effettuata una perizia ed i rubini risultano autentici, ma la finanza vuole vederci chiaro e si presenta a casa del commerciante. “Sono solo un prestanome” ammette lui, ma non fornisce ulteriori dettagli su chi sia il vero proprietario di quei preziosi. Viene emessa una denuncia per ricettazione, ma poche settimane dopo spunta una seconda valigetta, questa volta spedita (con lo stesso corriere alessandrino) da una insospettabile casalinga di Chivasso. Stessa banca svizzera, stesse modalità, un contenuto ancora più ricco: zaffiri e rubini per un valore di oltre 50 milioni di euro. Dalle indagini emerge che il commerciante e la donna si conoscono, anche anche avuto una relazione in passato. Per il resto, il mistero è ancora fitto.