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A Torino celebrati i 90 anni dell’Associazione Radioamatori Italiani

Redazione Quotidiano Piemontese

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“La radio, nonostante la grande diffusione e utilizzo di smartphone e tablet, è ancora lo strumento di comunicazione per eccellenza, presente in ogni parte del mondo e sempre affidabile, in particolar modo nelle situazioni di grave emergenza, quando i cellulari cessano di funzionare. Una tecnologia ancora indispensabile che ha resistito negli anni all’avvento dei satelliti e di altre rivoluzionarie tecnologie”: lo ha sottolineato il Vicesindaco della Città Metropolitana di Torino, Marco Marocco, intervenendo nella serata di martedì 19 dicembre alla celebrazione per i novant’anni di attività dell’ARI, l’Associazione Radioamatori Italiani, fondata nel 1927 dall’ingegner Ernesto Montù, uno dei primi radioamatori del nostro Paese, con la denominazione di Associazione Radiotecnica Italiana.

Il Vicesindaco Marocco ha sottolineato che a partire dal 1927 un gran numero di soci hanno dialogato attraverso quello che un tempo veniva definito “l’etere”, acquisendo un notevole bagaglio di conoscenze tecniche e umane, allacciando nuovi legami di amicizia, scambiando esperienze accumulate attraverso le tante ore trascorse a cavallo delle onde radio. Marocco ha ricordato il contributo di due illustri radioamatori torinesi, i fratelli Achille e Giovanni Judica Cordiglia, che riuscirono, nei primi anni Sessanta, ad ascoltare dalla loro abitazione i deboli segnali trasmessi dai satelliti lanciati dall’Unione Sovietica e dagli Stati Uniti agli albori dell’era delle esplorazioni spaziali.

“Sono felice di essere qui con voi a celebrare i 90 anni dell’ARI e portare il saluto della Città Metropolitana di Torino. – ha concluso il Vicesindaco metropolitano – Il nostro è un territorio vasto, che vi ha visti spesso protagonisti non solo nell’affrontare le emergenze, ma anche nell’organizzazione di eventi, a partire da quelli sportivi. Auguro a tutti gli iscritti di proseguire l’attività radiantistica nel nome della passione e della pubblica utilità e di continuare a fare della radio quello strumento indispensabile che ci accompagna in tantissime attività che svolgiamo ogni giorno”.

Come detto, l’Associazione Radioamatori Italiani, è stata fondata nel 1927 dall’ingegner Ernesto Montù come Associazione Radiotecnica Italiana. Guglielmo Marconi ne è stato Presidente onorario dalla fondazione fino al 1937, anno della sua scomparsa. Nel 1950 l’ARI è stata eretta in Ente Morale, con Decreto dell’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi e con uno Statuto che fissa le attività e gli scopi nell’interesse dei soci e di tutti i radioamatori italiani. L’associazione è guidata da un Consiglio Direttivo costituito da nove membri: otto di essi sono eletti ogni tre anni tra tutti i soci maggiorenni, mentre un componente è nominato dal Ministero delle Comunicazioni. Oggi l’ARI raggruppa oltre 15.000 radioamatori italiani. Il radiantismo, a livello mondiale, è un’attività di istruzione e ricerca, che affratella ed unisce popoli e nazioni al di là delle barriere linguistiche e delle religioni. In Italia, in particolare, è protagonista nel delicato settore della Protezione Civile. L’ARI è sempre stata con i suoi volontari in prima linea in tutte le gravissime emergenze che hanno colpito il Paese. Ha inoltre sottoscritto importanti convenzioni e protocolli d’intesa con il Ministero dell’Istruzione, con le Regioni e altre pubbliche amministrazioni, per il perseguimento dei propri fini sociali, tra i quali spicca la formazione e l’indirizzo professionale dei giovani. L’ARI gestisce in tutte le Prefetture italiane le sale radio attrezzate con apparecchiature ed antenne per affrontare ogni improvvisa calamità. Coordina direttamente con i propri radioamatori anche le sale radio dei COM, i Centri Operativi Misti presenti nei Comuni , mantenendo i collegamenti radio con il Ministero degli Interni – Dipartimento di Protezione Civile a Roma.

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