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Borgosesia, in agosto e settembre l’Asl chiude il punto nascite dell’ospedale. E il sindaco di Varallo s’incatena per protesta

Redazione Quotidiano Piemontese

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Incatenati per dire “no” alla chiusura temporanea, dal primo agosto al 30 settembre, del punto nascite dell’ospedale di Borgosesia, in provincia di Vercelli, decisa  dall’Asl diVercelli a causa della carenza di medici specialisti.

La protesta è guidata dal sindaco di Varallo, Eraldo Botta, che si è incatenato alla porta d’ingresso: “Un duro colpo per un territorio – spiega il primo cittadino –  impegnato nello sviluppo economico e nella promozione turistica”.

“La decisione di ‘chiudere per ferie’ appare del tutto illogica – sostiene – e penalizza pesantemente tutti gli abitanti”.

Dello stesso avviso  Cgil Cisl e Uil Vercelli Valsesia che spiegano: “L’Asl Vercelli avrebbe infatti avuto il dovere e la responsabilità di definire la chiusura del Punto nascite della Valsesia almeno con un preavviso di almeno nove mesi, considerato che si tratta di neonati, madri e donne che vivono in zone montane già disagiate. Invece, ad agosto, mentre si chiudono per ferie i cancelli delle fabbriche, a Borgosesia si chiudono le sale parto. Questo sembra essere il destino del punto nascite di Borgosesia”.

Alla protesta del sindaco Botta si è unito anche  il sindaco di Borgosesia, onorevole Paolo Tiramani, quello di Gattinara, Daniele Baglione, e alcune donne incinte.

Per contro l’Asl precisa che all’ospedale borgosesiano “continueranno ad essere garantiti tutti i servizi di assistenza in ambulatorio e consultorio, sia per parto che post parto, e le attività ambulatoriali pediatriche”.

Continuano le sigle sindacali:

E’ una situazione incomprensibile e inaccettabile per mamme, nascituri e operatori che fino a una settimana fa non disponevano del loro turno di lavoro. Ai lavoratori e ai loro rappresentanti non è giunta alcuna informazione riguardo l’imminente chiusura.

 

Il punto nascita di Borgosesia ha contato più di 300 parti nel 2017, numero al di sotto di quelli previsti dai parametri nazionali ma posto in area palesamente disagiata. La Valsesia è una valle alpina che va da Alagna, ai confini con la Svizzera, sino a Romagnano Sesia. Le difficoltà di collegamento sono note e ancor più problematiche in regime di urgenza (non e’ un caso che si sia mantenuto l’elisoccorso nel presidio valsesiano).

 

Anche per tutte queste ragioni, la decisione repentina dell’Asl Vc di chiusura del Punto nascite è del tutto irresponsabile, agli occhi della cittadinanza e degli operatori sanitari che almeno avrebbero dovuto essere avvisati per tempo, unitamente ai dipendenti del Pronto soccorso di Borgosesia e delle altre strutture sanitarie di Vercelli.

 

L’area materno-infantile è notoriamente un’area ad alto rischio, che implica conseguenze pericolose per la salute di mamma e bambino. L’aver redatto un percorso assistenziale che dopo un certo orario esclude il ginecologo e di fatto garantisce h24 solo il personale ostetrico attribuendogli la ‘valutazione della trasferibilità della paziente e l’individuazione del punto nascita adeguato’ non è certo un esempio di responsabilità e di presa in carico delle mamme e dei bambini, peraltro non è in linea con le normative e i percorsi di formazione.

 

La carenza di ginecologi – un problema a carattere nazionale – è da tempo accertata, ma non è certo una ragione che giustifica il modus operandi dell’Asl vercellese: i piani regionali /nazionali che annunciano la chiusura dei piccoli centri non aiutano infatti a reclutare nuovi professionisti. E la scelta di lasciare un’area costituita di Comuni distanti anche più di un’ora dal punto nascita più vicino, comporta seri rischi per future mamme e neonati.

Non sono trascorsi neanche otto anni dall’inaugurazione dell’ospedale di Borgosesia che, nei fatti, si sta svuotando pezzo per pezzo, e tutto ciò è inaccettabile.

 

Un ospedale non è uno spreco e la Sanità è un diritto, anche per i Valsesiani.

 

 

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