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Willie Peyote, quattro date al Teatro della Concordia a Venaria

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Dopo l’uscita in ottobre del suo nuovo album Iodegradabile, non stupisce il grande successo del Rapper torinese Willie Peyote, vera star sabauda, che sta ottenendo grandi consensi ovunque a suon di sold-out, basti pensare alla quadrupla data di Venaria al Teatro Concordia, di cui vi raccontiamo la prima data.
Partito da lontano, testi graffianti, rime incisive, le collaborazioni con i Subsonica che lo hanno aiutato ad allargare il suo già nutrito pubblico. Willie è davvero un artista diverso dal solito cliché del rapper italiano, una sorta di ibrido tra hip hop e indie, con evidenti rimandi alla scena americana ma anche a quella italiana, di artisti assoluti come Iannacci (pregevole al cover di Vengo anch’io) e De André, per non parlare di Mango, grande artista morto praticamente sul palco e a cui Peyote dedica l’omonimo pezzo.

Un bello spettacolo di visual legati alle sue trame e accompagnate da una grande band, musica e testi di altissima qualità. Ci sono davvero tanti spunti che vanno dal funk al jazz ma che ritornano spesso verso la sua casa base, la sua città, sublimata in un pezzo come Portapalazzo, punto fondamentale della sua formazione artistica e musicale.
Ma sono i testi ed il significato sempre lucido a dare un senso a tutto il concerto, Willie parla sempre, introduce, spiega e allarga il significato delle canzoni, tratte da spunti di vita personale ma anche dal mondo sociale e dalla politica. Si spazia da C’era una Vodka che racconta il tormentato rapporto d’amore tra una persona e l’alcol a I cani, dove critica il concetto per cui molte persone considerano migliori i cani degli umani. Non mancano cavalli da battaglia come Ottima scusa verso la fine della serata e La tua futura ex moglie, superhit del nuovo disco.
Ma sono in pezzi come, Io non sono razzista ma e Mostro, che emerge il Peyote potente ed impegnato, con dedica al “Sor Matteo” sul tema delicato del razzismo ed in cui critica ferocemente il sistema dei media che per un click sono disposti a dare in pasto al pubblico chiunque senza pietà. Willie ricorda l’importanza della partecipazione, del voler scendere in piazza per qualcosa di meglio, per chiedere alla nostra classe dirigente di essere migliore, di usare altri toni, ecco spiegata la sua vicinanza al Movimento delle Sardine, senza dimenticare eventi recenti ma fondamentali delle lotte di piazza, come il G8 a Genova del 2001 e le torture nella caserma di Bolzaneto, ben conscio che gran parte del suo pubblico non era nemmeno nato in quell’epoca. C’è spazio anche per il ricordo di Che Guevara, di cui ama citare la frase: “Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo”. L’ingiustizia commessa contro il più debole è un’ingiustizia commessa contro noi stessi e tutti abbiamo il dovere di ribellarci. Questo è il momento più caldo del concerto, quello che raccoglie più consensi e in cui si completa il percorso autorale di Willie, in diretta simbiosi con il suo pubblico. C’è spazio davvero per tutta la poliedricità della sua musica e della sua funambolica band, che regala momenti magici su due cover come Dang! di Mac Miller e Around the World dei Daft Punk, dal funky, al rap attraverso l’elettronica.
Un tour dal successo clamoroso, che lo rivedrà in Piemonte già questa estate a Collisioni, Willie sarà al festival agri rock sabato 18 luglio. Molto tempo è passato da quel pezzo (che non ha purtroppo fatto), quello che ha unito non solo noi tifosi del Toro, ma in qualche modo tutti quelli che non vogliono arrendersi, anche se partono dal basso e sempre in svantaggio: “i tuoi eroi fanno cilecca sul più bello/fighetti strapagati come Matri e Borriello/esproprio proletario ti entro in casa col crick/fanculo i radical chic restiamo hardcore come Kamil Glik”.

Foto e Report Paolo Pavan/QP

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