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Cultura

Torino dimenticata, intervista con Milo Julini

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Avete mai sentito parlare di Francesco Demargherita, Carlo Pinchia, Giovanni Notta, Filippo Galvagno, Melchiorre Voli, Simone Gioda? No? Eppure sono stati tutti sindaci di Torino. Invece è probabile che sappiate perfettamente dove si trova piazza Peyron ma non abbiate idea di chi sia Amedeo Peyron…

Ecco, questo è l’obiettivo di Torino dimenticata, Editrice Baima Ronchetti, il libro che Milo Julini ha scritto con evidente passione per raccontare personaggi che hanno fatto la storia di Torino ma sono stati dimenticati, oppure a cui la città ha dedicato una via ma se ne è comunque persa la memoria. Trovate qui la recensione completa del libro.

Milo Julini ha risposto alle mie domande.

In questo ottimo volume hai raccolto una lunga serie di personaggi dimenticati che hanno contribuito alla storia di Torino. Come è nata l’idea di questa raccolta?

Questo mio nuovo libro raccoglie i miei articoli apparsi in giornali on line e blog come Civico 20 News e Piemontèis. Si parla di personaggi torinesi tirati fuori, almeno per un momento, dal dimenticatoio. La rievocazione di personaggi storici cittadini è un po’ una mia fissazione. In passato li ho proposti nel corso di conferenze presso associazioni culturali torinesi e piemontesi. Spesso uso il termine desaparecido per indicare persone che, dopo aver rivestito una certa importanza in vita, da morti non vengono più ricordati. Sovente lamento la mancata intitolazione ai “miei” soggetti di una via, di un parco, di una scuola o di una biblioteca perché ritengo che questa intitolazione rappresenti il tangibile omaggio a chi ci ha preceduti lasciando un segno nella vita cittadina e nazionale.

Come hai svolto il lavoro di raccolta dei materiali, spesso di difficile reperimento?

Le mie ricerche sulla nostra Città e sui suoi personaggi sono iniziate nel secolo scorso presso l’Archivio Storico comunale e nelle biblioteche, in particolare nella Biblioteca di Storia e Cultura del Piemonte “Giuseppe Grosso”, allora della Provincia e oggi della Città Metropolitana di Torino, e alla Civica Centrale. In seguito, soprattutto nel caso dei testi scritti in tempo di quarantena, ho utilizzato molto la rete, che offre offre l’opportunità di accedere anche a modeste pubblicazioni, estratti, opuscoli, magari sepolti in biblioteche estere dove nessuno pensa ormai di consultarli. Google Libri ce li mette a disposizione con la funzione “cerca”, senza doverli sfogliare…

Perchè hai scelto questa particolare divisione dei capitoli?

Luoghi e personaggi del Risorgimento torinese, artisti, scienziati, sindaci, Santi sociali, il Re Vittorio Emanuele II e il suo entourage, memorie e luoghi del passato sono le tematiche cittadine che preferisco e che ho considerato via via nel tempo nei miei vari articoli. Al momento di raccoglierli in volume li ho aggregati, più per suggestioni che in modo sistematico, in questi grandi capitoli dove il lettore può scegliere gli argomenti per lui più interessanti.

Qual è il personaggio, tra quelli trattati, che ti affascina di più?

Devo dire che un capitolo impegnativo ma che mi ha affascinato è stato quello dei cinque sindaci di Torino eletti dopo il 1848. Sono stati protagonisti dei momenti iniziali del Risorgimento italiano, quando Torino, da Capitale del Regno Sardo stava per diventare la Capitale d’Italia, e oggi sono ricordati da quattro brutte vie di Mirafiori Nord e da un giardinetto disadorno. Mi è piaciuto molto anche riportare in luce i personaggi, quasi tutti piemontesi, dell’entourage del Re Vittorio Emanuele II. In particolare, è stato gratificante il fatto che, quando avevo pubblicato sul Blog Piemontèis l’articolo dedicato al conte Federico Frichignono di Castellengo, una sua discendente mi abbia ringraziato per l’attenzione rivolta al suo antenato.

Di quale personaggio avresti voluto trovare più materiale storico per conoscerlo meglio?

In generale, si vorrebbe sempre trovare ulteriori notizie di tutti i soggetti considerati, anche quando sono già noti in modo da fornire notizie ancora inedite. Ho sottolineato due casi curiosi: quello di Carlo Pinchia, sindaco di Torino negli anni 1849-’50 e testimone di importanti momenti del Risorgimento, che mi obbligato a “spigolare” in rete per raccogliere notizie mentre il figlio Emilio, autore di svariati libri, non gli ha mai dedicato una biografia, anche sintetica! Ugualmente, nel caso del sindaco Giorgio Bellono (1850-’52) esiste una commemorazione di Pier Carlo Boggio, piena di paroloni magniloquenti ma poco documentata. Ma per rispondere alla domanda, mi sarebbe piaciuto trovare più notizie sul pellicciaio Bartolomeo Rivella: mi ha incuriosito il fatto che avesse conseguito la fama grazie ai giacconi in pelle nera per gli autisti e non alle pellicce per signora e mi chiedevo se i suoi successori ne fossero al corrente.

E tu cosa ne pensi?

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