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Associazioni ambientaliste: preoccupazione per l’apertura della caccia in Piemonte

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Il Tavolo Animali & Ambiente, costituito dalle associazioni animaliste e ambientaliste ENPA, LAC, LAV, LEGAMBIENTE Piemonte, LIDA, LIPU, OIPA, PRO NATURA e SOS Gaia, manifesta una forte preoccupazione in vista dell’imminente stagione venatoria.

Che l’attuale Giunta Regionale del Piemonte fosse allineata con le posizioni delle Associazioni venatorie era cosa risaputa. L’approvazione del calendario venatorio per la prossima stagione di caccia ha confermato in pieno tale constatazione.
Intanto il calendario è stato prodotto con un mese di ritardo rispetto alla scadenze che la stessa Regione si è data: metà luglio invece del 15 giugno. Inoltre è stato pubblicato sul Bollettino della Regione Piemonte incompleto e privo di alcuni allegati di fondamentale importanza. Ciò ha ridotto i tempi disponibili per esaminare il provvedimento e predisporre eventuali interventi di opposizione, quali ad esempio ricorsi legali.
Ma è sui contenuti che la Regione ha superato sé stessa: sono numerosissimi gli aspetti che lasciano perplessi e che infatti sono anche stati, inutilmente, contestati dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, massima autorità nazionale in tema di caccia e tutela della fauna selvatica).

Citiamo solo alcuni esempi. L’allodola è specie in forte sofferenza in tutta Europa, Italia compresa, per cui l’Europa prevede che la caccia a quello uccello sia possibile solo se vengono adottati numerosi provvedimenti di tutela ambientale. Provvedimenti che la Regione ha applicato solo in piccola parte e, tra l’altro, per motivi diversi da quello della tutela dell’allodola. Ciononostante l’allodola sarà cacciabile, e per di più in misura incredibilmente massiccia: ogni cacciatore potrà abbattere fino a 10 allodole al giorno e fino a 50 nell’intera stagione venatoria. Sono numero inammissibili, che certamente superano la consistenza delle popolazioni naturali di questo piccolo ed utilissimo (in quanto insettivoro) uccello.
L’ISPRA ha poi suggerito che la caccia a numerose specie (quaglia, fagiano, starna, pernice rossa, germano reale, alzavola, fischione, canapiglia, beccaccino, gallinella d’acqua, folaga, codone, marzaiola, lepre comune, coniglio selvatico, volpe) non dovrebbe iniziare prima del 2 ottobre. E cosa fa la Giunta Cirio pur di accontentare i cacciatori? La anticipa per tutte le specie al 19 settembre!

E poi ancora periodi di caccia che vanno oltre il limite suggerito (è il caso di beccaccia e fagiano), autorizzazione di forme di caccia dannose non solo per la specie oggetto di cattura, ma per l’intero ecosistema (ad esempio caccia vagante nel mese di gennaio, battute al cinghiale con l’ausilio di cani anche in periodo riproduttivo di molte specie, e così via). La caccia agli ungulati viene ampliata ben oltre la stagione venatoria, anche se mancano del tutto i dati che potrebbero giustificare questo provvedimento: così il prelievo del camoscio è iniziato il 15 agosto, quello del capriolo addirittura il 2 giugno e quello del cervo il 1 agosto. Quindi in piena stagione turistica, quando le montagne e le campagne sono massicciamente frequentate da turisti ed escursionisti. Ma l’incolumità pubblica passa in secondo piano di fronte alle richieste di un mondo venatorio ormai del tutto anacronistico e avulso dalla realtà.

Ora le Associazioni ambientaliste attendono la definizione dei piani di prelievo della tipica fauna alpina (coturnice, pernice bianca e fagiano di monte). Si tratta di tutte specie in forte diminuzione numerica e già decimate dai drammatici cambiamenti che stanno avvenendo nei loro habitat. Eppure siamo sicuri che la Regione concederà ai cacciatori di abbatter il maggior numero possibile di questi uccelli. Le Associazioni per la tutela dell’ambiente e degli animali vigileranno e faranno quanto in loro potere per fermare questo assurdo massacro.

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