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Cronaca

L’omicidio a Torino di Massimo Melis: tutta la vicenda

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Sono le 21 di domenica 31 ottobre, la notte di Halloween e a Torino è una giornata piovosa e fredda. Massimo Melis è appena uscito dal portone del palazzo di via Gottardo dove abita la sua cara amica Patrizia Cataldo, dopo averla accompagnata a fare la spesa. Il parcheggio del parchetto di via Gottardo dove abita la Cataldo è una zona buia e poco illuminata e Melis parcheggia la macchina nel punto più nascosto, vicino al sottopassaggio che collega al parco Sempione.

Melis sale in macchina, si accende una sigaretta ed inserisce le chiavi nel quadro quando, ad un certo punto, si apre la portiera della sua Fiat Punto blu ed un uomo armato di un Revolver calibro 38 gli spara un colpo che colpisce Melis, trafiggendolo da tempia a tempia, con il proiettile che si va a conficcare nel montante della portiera. L’assassino poi si dilegua scappando o dal sottopassaggio, o imboccando la più trafficata corso Vercelli.

La mattina dopo, la mamma di Melis, Rosaria, si sveglia e non trova il figlio a casa, telefona all’amica Patrizia sapendo che la sera prima era stato con lei, dicendole che Massimo non è lì. Le due donne iniziano a chiamare il 52enne, ma il telefono squilla a vuoto: ancora non sanno che è stato assassinato brutalmente, con una vera propria esecuzione.
Sono le 14 di lunedì primo novembre e Patrizia scende di casa per andare a cercare l’amico Massimo quando, dall’altra parte della strada, vede la macchina dell’amico parcheggiata dove l’aveva lasciata la sera prima. Si avvicina ed ecco la tremenda scoperta: Massimo è riverso sul sedile, morto.
Sul posto arrivano subito le forze dell’ordine che non possono far altro che constatare la morte dell’uomo e iniziare ad esaminare la scena del crimine.

Iniziano a formularsi le prime domande: chi avrebbe potuto voler ammazzare Massimo in un modo così freddo e premeditato? Massimo era una persona d’oro, sempre disponibile con tutti, non una macchia nella sua vita, un operatore della croce verde, una vita spesa ad aiutare il prossimo.
Gli investigatori, la sera stessa del primo novembre, interrogano Patrizia chiedendole chi avrebbe potuto uccidere il suo amico, si cerca di ricostruire cosa sia successo quella sera, chi voglia così male a Massimo tanto da ucciderlo in questo modo.

Dal giorno dopo, gli investigatori iniziano ad indagare la vita privata di Massimo: Patrizia è stata più di una cara amica, in passato i due hanno avuto una relazione e dopo essersi lasciati hanno continuato ad avere un rapporto molto stretto ed amichevole.
Si iniziano a formulare le prime ipotesi: una persona invaghita di Patrizia che per gelosia nei confronti di Massimo, accecato dall’odio così tanto da ucciderlo? Prendono piede delle ipotesi anche riguardo a dei possibili debiti che Massimo potesse avere con qualcuno, tesi mai corroborata da prove, oppure qualcuno doveva sei soldi a Massimo? Qui viene fuori la vicenda dell’appartamento dell’operatore della Croce Verde affittato a degli inquilini che non pagavano l’affitto, ma anche questa tesi non trova riscontri.

Passano i giorni e l’omicidio del Melis inizia ad avere i contorni sempre più del mistero, non sembra esserci una vera pista reale e percorribile, fino a quando gli inquirenti non visionano le telecamere di sorveglianza della zona e non incrociano i tabulati telefonici della vittima, le sue mail e i tabulati di Patrizia.
Emerge che un uomo di 62 anni, da giugno, aveva iniziato a corteggiare, con molta, troppa insistenza, Patrizia che, però, non gradiva le avances dell’uomo. Il 62enne in questione è Luigi “Gino” Oste, originario di Enna e residente nel quartiere di Falchera, a Torino; l’uomo lavora nel bar “Angelo Azzurro”, in corso Vercelli, a pochi metri dal bar Gottardo, di proprietà della famiglia di Patrizia, dove lei lavora.

Luigi Oste è un uomo che già in passato ha avuto precedenti penali, arrestato per spaccio e detenzione di eroina, per reati contro il patrimonio e a giugno di quest’anno è stato arrestato dalla polizia per aver aggredito un automobilista e degli agenti della municipale in seguito ad un incidente stradale.
Oste frequenta assiduamente il bar Gottardo, quando non è al lavoro nel bar a pochi passi, speranzoso di strappare un appuntamento da Patrizia. Massimo conosceva il suo carnefice, i due si incontravano spesso lungo quel tratto di corso Vercelli.

Oste, però, dopo aver notato l’intimità del rapporto che c’è tra Melis e Cataldo, accecato dalla gelosia, decide di passare all’azione e così, la notte del 31 ottobre, fredda il 52enne della croce verde.
I giorni a seguire l’assassino 62enne continua ad andare tranquillamente sul posto di lavoro come se nulla fosse successo, fino alla sera del 5 novembre quando, intorno alle 23, la squadra mobile della polizia, guidata da Luigi Mitola, decide di compiere un blitz all’interno del bar dove Oste lavora, sospettosi che stia escogitando la fuga, e lo arresta.
L’indiziato numero uno viene interrogato tutta la notte e tutta la mattina del 6 novembre, proprio nelle ore in cui si sta svolgendo il funerale di Melis, ma egli decide di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande del Pm Chiara Canepa. L’arma del delitto ancora non è stata trovata.

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