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La pace comincia da noi, l’omelia di monsignor Nosiglia per il Mercoledì delle ceneri

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L’omelia che monsignor Nosiglia ha pronunciato durante la celebrazione del Mercoledì delle ceneri.

«Carissimi, con l’austero rito delle Ceneri inizia il periodo più santo dell’anno: la Quaresima, che, alla sequela di Gesù, ci invita a rinnovare l’itinerario battesimale di morte e di risurrezione, per predisporci a vivere la Pasqua del Signore con cuore rinnovato dalla penitenza e dalla carità.

Quest’anno la Quaresima coincide con un momento di particolare difficoltà per molti nostri fratelli e sorelle. La pesante crisi che ha colpito l’economia sta facendo sentire le sue ripercussioni: molti lavoratori vedono a rischio il proprio lavoro ed incerto il proprio futuro; le famiglie cominciano ad essere in affanno nel far fronte alle innumerevoli esigenze della vita quotidiana; i giovani non riescono a guardare con fiducia ad un futuro che sembra sempre meno accogliente nei loro confronti; e non mancano anche segnali di insofferenza verso quanti sono venuti da lontano in cerca di lavoro e sono ora trattati come potenziali e sgraditi concorrenti.

Poi c’è l’incombente tragedia in Ucraina che ci ha lasciati tutti attoniti considerato che dopo tanti anni si pensava che una tale realtà non sarebbe mai più accaduta. Il dolore del Papa è quanto mai eloquente in quanto si tratta di nazioni di antiche origini cristiane oggi armate una contro l’altra. Voglia il Signore, e Maria Santissima, aiutarci a superare questa situazione. Per questo dobbiamo pregare e digiunare in questi giorni di avvio della Quaresima, per nutrire la nostra fede e il nostro indefesso impegno per sostenere la pace ad ogni costo. Ma dobbiamo tenere presente che la pace che invochiamo è una realtà che comincia da ciascuno di noi. Sono indispensabili le trattative degli Stati e sono molto importanti le manifestazioni che aiutano l’opinione pubblica a illuminare le ragioni di scelte necessarie a ricostruire la pace. Dappertutto in questi giorni (e anche qui a Torino) si sono moltiplicate le iniziative concrete di accoglienza, sostegno e solidarietà verso le persone colpite più direttamente dalla guerra in Ucraina. La Caritas e Migrantes hanno attivato una serie di concrete possibilità per le famiglie e anche persone che lasciano la loro patria in guerra e cercano sostegno e accoglienza nel nostro paese. Molte sono le famiglie e i singoli cittadini torinesi che si sono resi disponibili a tale accoglienza di intesa con il Prefetto e il Comune. Mi auguro che anche altri accolgano questo invito e si rendano disponibili a questa particolare cura che si sta attivando in tutto il nostro paese.

E questo è un segnale incoraggiante perché supera la mentalità della contrapposizione e del conflitto. La pace che vogliamo non serve a calmierare il prezzo del gas o a preservare il valore dei nostri soldi. Ma come possiamo costruire pace se poi non poniamo noi stessi in ogni gesto della nostra vita quotidiana, gesti e parole di pace e di perdono? Anche le parole oggi possono diventare violente e scatenare conflitti e divisioni provocando dolore. Noi facciamo attenzione alle parole che adoperiamo? Ci sforziamo di essere in pace per vivere in pace? È nel profondo del nostro cuore che si annidano i semi del conflitto, è da lì che abbiamo necessità di ripartire per ricostruire una pace più vera e più giusta.

L’attuale guerra in corso e la crisi economica sono aspetti che non possono non toccare il cuore dei credenti, chiamati a scoprire nelle contingenze della storia i segni del progetto di Dio per collaborare con lui alla costruzione di un mondo più umano e fraterno.. «Ecco il tempo favorevole, ecco il tempo della salvezza». Queste parole, con le quali la liturgia apre la Quaresima, possono farci da guida ed essere per noi fonte di ispirazione. Un tempo difficile, e per molti doloroso, può trasformarsi infatti, se illuminato dalla Parola del Signore, in una preziosa opportunità per intraprendere cammini di fraternità e costruire percorsi di autentica solidarietà, in modo particolare con i più poveri.

Mentre incoraggio l’annuale campagna “Un pane per i poveri”, che ci apre ai più poveri della nostra società, desidero richiamare l’invito della Chiesa affinché tutte le comunità si facciano promotrici di occasioni di incontro, di approfondimento e di discernimento, ma soprattutto sappiano farsi vicine a quanti vivono momenti di particolare difficoltà. Invito la Caritas e l’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro ad accompagnare le comunità in questa ricerca, offrendo suggerimenti che le aiutino a porre segni concreti di solidarietà e vicinanza, in particolare verso le famiglie.

A tutti rivolgo l’invito ad una Quaresima di sobrietà e di solidarietà, memori delle parole dell’apostolo Paolo: «Conoscete, infatti, la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2Cor 8,9). Sarà allora un tempo veramente ricco di frutti, che farà delle nostre comunità delle autentiche “case e scuole di comunione”.

Nell’imporre le ceneri sul capo, il sacerdote o il ministro dicono: «Convertiti e credi al Vangelo». Credere al Vangelo significa lottare come Gesù con la forza della Parola di Dio e della fede, sostenuti dalla certezza che come Cristo esce vittorioso anche ciascuno di noi lo sarà. La sua Pasqua ne è la garanzia più vera e definitiva.

Cesare vescovo, padre e amico»

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