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Cronaca

Lavoratori ex Comital indagati per le proteste del 2017

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La Fiom Cgil di Torino rende noto che nei giorni scorsi la Procura della Repubblica di Ivrea ha notificato avvisi di garanzia ad alcuni lavoratori ex Comital e a sindacalisti della Fiom Cgil in relazione alla lotta dei lavoratori per salvare la Comital di Volpiano e scongiurare il licenziamento dei 140 dipendenti.

Il procedimento penale trae origine dalle querele presentate nel 2017 da Corrado Ariaudo (allora patron del gruppo Cuki ed ex proprietario di Comital) e da Franck Duhamel Direttore della Lamalù (società francese collegata a Comital poi fallita) che – nonostante fosse in ballo il licenziamento di 140 lavoratori – hanno presentato denuncia con accuse infondate contro i lavoratori e i sindacalisti impegnati nella lunga vertenza che ha visto il sostegno degli amministratori locali, di molti parlamentari, della Chiesa e dei lavoratori di altre aziende del territorio.

La Comital era una storica azienda specializzata nella produzione di laminati di alluminio che dopo la dichiarazione di cessazione dell’attività e il licenziamento dei 140 lavoratori del luglio 2017 e grazie alle lotte e all’impegno dei lavoratori e del sindacato è stata acquistata nel 2019 dalla cinese Dingsheng Aluminum oggi in attività anche se, purtroppo, con il riassorbimento solo parziale dei lavoratori ex Comital.

Luca Pettigiani responsabile della ex Comital per la Fiom Cgil di Torino dichiara: “il procedimento giudiziario riguarda persone oneste sotto accusa solo per aver partecipato ad una giusta battaglia sindacale in difesa dei lavoratori. Si è trattato di una lotta lunga e drammatica che però non è stata mai men che corretta nelle sue forme e proprio per questo la fiducia nella giustizia è piena e incondizionata nella certezza che sarà stabilita in giudizio la verità dei fatti, la correttezza dei comportamenti e la pretestuosità degli addebiti che i legali della Fiom Cgil dimostreranno essere infondati. Poiché la Comital è passata in vent’anni da 1000 a 140 dipendenti avremmo preferito registrare l’impegno di questi “imprenditori” nello sviluppo delle aziende e del territorio invece che nelle aule del Tribunale”.

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