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Il Tavolo Animali & Ambiente contesta le misure decise dal Piemonte per contenere la peste suina

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Il Tavolo Animali & Ambiente, costituito dalle associazioni ENPA, LAV, LEGAMBIENTE, LIDA, LIPU, OIPA, PAN, PRO NATURA e SOS GAIA esprime il suo dissenso sulle misure decise dalla Regione Piemonte in merito alla peste suina. Quello che segue è il comunicato che abbiamo ricevuto.

L’Ordinanza emessa dal Presidente Alberto Cirio per contrastare l’epidemia di peste suina recentemente registrata al confine tra Piemonte e Liguria, contiene numerosi provvedimenti palesemente in contrasto con le vigenti disposizioni di legge: ad esempio consente spari in orario notturno e in prossimità delle abitazioni. Ma non solo: determinerà conseguenze di particolare gravità, tra cui, ad esempio, un abnorme incremento della filiera clandestina della carne di cinghiale, danni agli ambienti naturali in un periodo delicatissimo (nidificazione degli uccelli e più in generale riproduzione di quasi tutte le specie selvatiche), senza risolvere nulla.

Gli animali selvatici, soprattutto gli uccelli, spaventati dagli spari notturni, fuggiranno dai loro ricoveri e andranno incontro a probabile morte in pieno periodo riproduttivo. Uscire di notte nelle aree agricole e naturali sarà pericoloso anche per gli esseri umani.

Dure critiche arrivano anche da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), massimo organo scientifico di settore, per l’autorizzazione che la Regione concede all’uso dei cani e per la mancanza di risultati dell’attività venatoria e di controllo realizzata nel periodo 2021-22.

A certificare il fallimento è addirittura lo stesso assessore Protopapa, il quale, come riportato dal Giornale di Alessandria, ha ammesso la mancanza di personale istituzionale e volontario per realizzare quel “depopolamento” dei cinghiali finalizzato all’eradicazione del virus della PSA che ha colpito i cinghiali in Piemonte e Liguria e che rischia di diffondersi agli allevamenti di suini domestici.

“In Repubblica Ceca” ha affermato Protopapa, “i cacciatori e i volontari per l’emergenza PSA erano stati pagati”.
Che i cacciatori non abbiano alcun interesse a vedere ridotto il numero di cinghiali presenti sul territorio è ormai noto a tutti. Pensare addirittura di pagarli per rimediare ai danni da loro stessi causati è perlomeno inopportuno e sfiora il ridicolo!

Il Decreto n. 15 del 15 marzo 2022 del Presidente della Giunta Regionale prevede:
– Caccia di selezione al cinghiale in orario notturno, con l’utilizzo di visori notturni e termocamere;
– Spari da altane poste a anche a 50 metri da centri abitati e zone dove è vietata la caccia (la legge regionale n. 5/2018 stabilisce la distanza minima in m 300);
– Accesso ad Ambiti di Caccia e Comprensori Alpini (ATC e CA) anche a cacciatori originariamente non ammessi ai sensi della Legge Regionale n. 5/2018;
– Cessione gratuita degli animali abbattuti nelle zone non infette agli abbattitori e agli agricoltori senza alcun bando pubblico, incrementando così il mercato clandestino della carne;
– Spari dagli automezzi, attività che per la caccia è vietata e penalmente perseguita dalla legge nazionale n. 157/1992;
– Devastanti attività di controllo anche nella Rete Natura 2000 (SIC/ZSC/ZPS) e nelle oasi di protezione, con enormi danni agli ambienti naturali
– Caccia con foraggiamento attrattivo, vietato dalla L. 157/1992 e penalmente sanzionato;
– Uso di “cani da scaccio”: trattasi di braccate e battute mascherate con limitazione all’uso dei cani in numero massimo di tre.

Azioni, queste, che ISPRA condanna con parole chiare: “Gli interventi di allontanamento/scaccio coi cani appaiono, infatti, del tutto inefficaci ai fini della riduzione dei rischi di impatti poiché non eliminano la fonte del problema ma, più semplicemente, la delocalizzano. Inoltre, la durata degli effetti di simili interventi non è quantificabile e – mantenendo gli animali sul territorio – la successiva ricomparsa del fenomeno, anche nel breve periodo, appare probabile. Infine, tali interventi possono servire per sostenere in modo scorretto la pratica venatoria. Lo scaccio coi cani non appare uno strumento necessario né efficace, considerata l’attuale situazione epidemiologia e le finalità istitutive delle aree protette in cui se ne prevede il ricorso”

Naturalmente interventi ecologici e strategie a lungo termine volte a ridurre e contenere la diffusione della specie non vengono presi in considerazione nemmeno in via sperimentale. Gli animali abbattuti, certamente assai meno dei 38.200 previsti, saranno presto sostituiti da nuovi soggetti, forse anche di provenienza foranea, e il problema della diffusione del virus, invece di ridursi, si allargherà. Di questi tempi, poi, gli spari notturni colpiscono anche la sensibilità e la tranquillità delle persone. Non era il caso.

Pertanto il Tavolo Animali & Ambiente manifesta la sua decisa contrarietà alle misure adottate dalla Regione Piemonte.

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