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Cronaca

Niente carcere per l’uomo armato di machete per le vie di Torino

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Niente carcere ma obbligo di firma per Hamza Zirar, il 28enne che, il primo giugno, ferito e armato di machete inseguiva un altro ragazzo nel quartiere Aurora di Torino, nei pressi della scuola Parini. La polizia lo aveva arrestato con l’accusa di lesioni aggravate.

Oggi la Corte, durante il processo per direttissima, ha accolto la richiesta della sua avvocata di revocare la misura cautelare in carcere. Zirar era stato filmato mentre correva per la via armato e inseguendo un connazionale che risulta irrintracciabile. Il 28enne ha spiegato al giudice di essersi difeso dopo che un gruppo di spacciatori lo ha aggredito con spray urticante, una stampella utilizzata come spranga, delle catene delle bici e dei coltelli.

“Il machete non era mio, l’ho raccolto da terra per difendermi. Chiedo scusa per quello che è successo. Mi dispiace” ribadisce Hamza Zirar durante l’udienza in cui sono stati ascoltati anche due testimoni per fare chiarezza su quanto accaduto quel mercoledì in corso Giulio Cesare. Uno degli amici del 28enne ha confermato la sua versione.

In tutto quel trambusto è rimasta ferita anche una donna, raggiunta al piede da una bottiglia di vetro, e a cui Hamza ha scritto una lettera di scuse.

Sul fatto era intervenuto il sindaco di Torino, Lo Russo: “Quello che dobbiamo fare è provare a risolvere alla radice la questione. Certamente con un forte presidio delle forze dell’ordine, e sono contento che il prefetto le abbia convocate in sede tecnica per verificare come meglio ottimizzare la loro presenza in quelle zone, ma non possiamo lasciare il tema sicurezza solo alle forze dell’ordine, serve un’azione coordinata che affianchi una strategia di integrazione sociale, attenzione alle periferie e alle fragilità” ha affermato il primo cittadino.

Mentre il prefetto di Torino Raffaele Ruberto aveva chiarito che l’uomo “è un soggetto conosciuto, con problemi psichiatrici. Otto giorni fa è salito su un palazzo e ha iniziato a lanciare tegole all’indirizzo delle forze dell’ordine”.

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