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Inaugurata a Biella Beyond the game: l’arte contemporanea racconta il mondo del calcio

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Il calcio come pratica di inclusione e integrazione sociale e come mezzo per conoscere la società contemporanea: fino al 28 gennaio 2023 la galleria BI-BOx Art Space di Biella ospita Beyond the game, proponendo una selezione di opere realizzate da Giovanni Ambrosio e Giulia Iacolutti. L’esposizione è a cura di Marco Bianchessi.

Attraverso la serie fotografica Ultras Youth di Ambrosio e i collage della raccolta I don’t care (about football) di Iacolutti, lo sport viene raccontato come una tribuna di osservazione privilegiata di comprensione del reale.

La prima indaga il fenomeno Ultras come uno dei movimenti giovanili più lunghi della storia. L’esposizione costituisce un tentativo di rendere conto, in un tempo limitato, dello sforzo di costruzione di una comunità di giovani in diverse aree geografiche, prendendo in esame dal 2015, città d’Europa, d’Asia, d’Africa mediterranea e atlantica, dando vita a un archivio di situazioni di cui altrimenti non si avrebbe traccia.

I don’t care (about football) nasce come progetto artistico-partecipativo che ha coinvolto le giocatrici e i giocatori della Marangoni 105, squadra di calcio nata nel 2011 all’interno di una residenza psichiatrica di Udine. Il titolo è ispirato dalle parole di una ragazza della comunità e suggerisce come il gioco non sia fine a se stesso, ma una pratica di inclusione e integrazione sociale. Il progetto è frutto di una ricerca visiva sull’esperienza della Marangoni 105 composta da tre anni di documentazione fotografica, incontri, allenamenti, sedute di stretching guidate dall’autrice, interviste, esercizi di scrittura, collage; un work in progress che genera incessanti riflessioni da tradurre in immagine e che vede i soggetti attivamente coinvolti nel processo creativo e soprattutto nella definizione e realizzazione dell’opera.

La mostra nasce dalla premessa che, pur essendo il calcio lo sport più popolare e praticato del paese, con milioni di iscritti e appassionati di tutte le fasce d’età, a questo non corrisponda una narrazione altrettanto approfondita. Il rapporto tra istituzioni ufficiali e mondo sportivo appare sbilanciato, e difficilmente emerge della cultura ufficiale un reale interesse a guardare al calcio come un fenomeno complesso, che possa offrire uno sguardo inedito sulla realtà. Il racconto che ne viene fatto in termini di giornalisti, addetti ai lavori, ma anche di pubblico, è spesso manchevole e semplificato, spogliato di qualsiasi componente culturale e sociale, ridotto in termini polarizzanti di puro scontro agonistico.

L’establishment culturale ha spesso bollato le storie e le narrazioni sportive come irrilevanti, o di natura popolare, nel senso più dispregiativo del termine. Celebre è, in questo senso, lo scontro tra Umberto Eco e Gianni Brera – l’intellettuale italiano forse più celebre durante il ‘900, e il giornalista sportivo nostrano più importante di sempre – con il primo che bocciò il lavoro del secondo, definendolo, su un famoso articolo per il Messaggero: “Un Gadda spiegato al popolo”. Non sorprende quindi che l’industria culturale in senso lato abbia trattato poco lo sport, dandogli tutt’al più un carattere parodistico: i film Italiani più celebri di questo genere sono infatti di stampo comico, come L’allenatore nel pallone o Eccezzziunale… veramente.

Giovanni Ambrosio è fotografo visual artist. Nato a Napoli nel 1978, vive tra Parigi e Napoli. Prima laureato in letterature straniere a Napoli e allievo della scuola di fotografia Sergio De Benedittis con una prospettiva segnata dalla narrativa documentaria, poi a Parigi, dal 2004 si è avvicinato al cinema e all’arte contemporanea e agli studi di fotografia. In qualità di artista associato a compagnie di teatro contemporaneo, è impegnato in una pratica performativa e documentaristica della fotografia di scena. Con il ricercatore Sébastien Louis, dal 2015 costituisce il fondo di ricerca Ultras Youth sulla passione per il calcio e le culture dei tifosi Ultras nel mondo.

Giulia Iacolutti (1985) artista visiva, si dedica principalmente a progetti di arte relazionale relativi all’identità e alle tematiche di genere, utilizzando oltre alla fotografia, differenti linguaggi e supporti (video, audio, ricamo, performance). Il suo lavoro è stato esposto e pubblicato a livello internazionale ed è conservato in collezioni private e pubbliche tra cui: MUFOCO; CRAF; Archivio Fotografico Lucchese e Collezione Donata Pizzi. Nominata nel 2018 al Foam Paul Huf Award, nel 2020 con Inscape vince l’open call Refocus del MIBACT, MUFOCO e Triennale Milano esibito alla Triennale nel 2021; recentemente ha vinto il bando “Italia Inclusiva” indetto dal Ministero degli Esteri.

Nel 2019 esce il suo primo libro Casa Azul che racconta le pratiche corporali di cinque donne trans nel carcere maschile di Città del Messico. Il libro, pubblicato da The(M) edition(Parigi) e studiofaganel editore (Gorizia), vince il Premio Marco Bastianelli 2020, come miglior libro d’artista; riceve inoltre la menzione d’onore al Photobook Maribor Award 2020. Il libro è in diverse collezioni tra cui: la Biblioteca della Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea (Roma); Artphilein Library (Lugano); Folio- Centro de la Imagen (Città del Messico) e nella Collezione Gabriela Cendoya Bergareche al Museo San Telmo (Spagna). Lo stesso progetto è stato recentemente esposto nella Project Room del PAC di Milano e presso il Kunst Meran.

Marco Bianchessi (classe 1994) cresce tra Monza e Milano, dove si laurea nel 2016 in ‘Pittura e Arti Visive’ presso la NABA, completa poi gli studi nel 2019 presso l’università Ca’ Foscari di Venezia in ‘Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali’. Nel 2019 si trasferisce in Nigeria, a Lagos, dove lavora presso il Lagos Photo Festival come curatore. Nel 2021 partecipa a CAMPO, ‘Corso di Pratiche e Studi Curatoriali’ presso la Fondazione Sandretto di Torino. Da sempre appassionato alle pratiche artistiche, lavora come editor freelance per diversi magazine nell’ambito, musica, moda, e arti visive.

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