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Scuola e formazione

Una scuola di Chieri utilizza il metodo finlandese: ha ragione la donna che ha portato via la figlia dall’Italia

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La pittrice finlandese Eline Mattsson osserva che, nella scuola italiana, i bambini stanno sempre seduti, non vi è la possibilità di farli interagire e sfogare in spazi aperti e la loro vita scolastica si riduce meramente alle pareti dell’aula.

La notizia della “fuga dalla Sicilia” ribattuta dai giornali in questi ultimi giorni e operata dalla famiglia finlandese di Eline Mattsson lo scorso ottobre – che ha deciso di lasciare Siracusa a causa dei criticati metodi didattici utilizzati dalla scuola italiana – ha dato vita a un acceso dibattito mediatico, il quale ha messo a confronto il metodo educativo italiano e quello finlandese.

Sono molti, infatti, a interrogarsi circa l’efficacia del metodo finlandese: come funziona? Quali sono i suoi principi? È davvero il migliore in Europa? Pedagogisti, studiosi ed esperti ne esaminano i vantaggi da anni (come spiega anche l’ultima puntata di Report), ma non tutti ne sono convinti.

Eppure gli aspetti positivi sono molteplici. Tra questi, si sottolineano, in particolare: la collaborazione e i lavori di gruppo, l’inclusività, il learning by doing, la cura di sé e degli altri, lo sviluppo di un proprio pensiero critico, l’autonomia e il rispetto dell’ambiente e della biodiversità, con lezioni all’aperto e immerse nella natura.

A metterli in luce, anche Licia Colò nella trasmissione Eden. Un pianeta da salvare, in onda su La7 solo pochi giorni fa, nel corso della quale ha lodato i punti di forza della Finlandia e, nello specifico, il suo modello educativo, divenuto punto di riferimento di una scuola del Piemonte, l’International Daisy Primary School di Chieri: la prima scuola elementare italiana in fase di accreditamento da parte del Ministero della Cultura finlandese.

A proposito della fuga dalla Sicilia della famiglia finlandese, la dirigente scolastica Nicoletta Coppo ha, appunto, commentato che:

«Ho letto quanto accaduto e dichiarato, e credo sia bene riflettere sulle osservazioni mosse dalla pragmatica madre finlandese. Negli ultimi tempi, infatti, anche noi ci siamo posti domande sul futuro della scuola italiana e sul metodo migliore da utilizzare con i nostri ragazzi. È indubbio, naturalmente, che la scuola italiana abbia le sue eccellenze diffuse in tutta la Penisola, ma è altrettanto evidente che essa presenti anche delle effettive criticità. Problemi che dipendono dalle molteplici riforme che si sono susseguite nei decenni, le quali, pur con grande volontà, hanno sempre cercato di migliorare la situazione e promuovere una scuola d’eccellenza, senza, però, averne una visione chiara e proiettata nel futuro».

Di qui, derivano classi sovraffollate, che impediscono agli insegnanti di instaurare rapporti diretti con i propri allievi e di sperimentare una didattica innovativa, dissimile rispetto a quella frontale e tradizionale, l’assenza di ambienti aperti e fluidi e la mancanza quasi totale di aree esterne attrezzate ad aule.

«Immaginiamo – continua Coppo – un bambino di prima media. Paolino, dopo un’intera estate trascorsa a giocare all’aperto, torna a scuola e si ritrova costretto in un’aula con finestre ostruite da inferriate, i banchi distanziati e l’impossibilità di avvicinarsi ai suoi compagni cui è affezionato, la polvere del gesso che aleggia nell’aria e strumenti tecnologici che solo gli insegnanti più giovani e qualche ardito sessantenne sanno utilizzare. Uno dei problemi principali risiede, quindi, negli spazi: spesso le scuole statali trovano ubicazione in edifici storici meravigliosi, ma non ancora modernizzati per accogliere i bambini e privi di aree verdi adeguate o insufficienti in cui far divertire gli studenti all’aria aperta».

«In questo modo, tuttavia, Paolino e i suoi compagni non saranno motivati nello studio e faticheranno a comprendere quali siano i propri talenti e a nutrire le proprie passioni. I ragazzi si rassegnano, così, a non avere uno spirito critico e una visione condivisa del bene comune, come succede, al contrario, in Finlandia, dove gli allievi sono educati all’autonomia di giudizio e al rispetto, di sé e degli altri».

«Merito anche dell’orientamento – continua la dirigente scolastica –, che elide il problema della dispersione scolastica e guida gli alunni, fin dalle elementari, alla scelta didattica migliore per se stessi, mediante uscite sul territorio, interventi esterni e scambi con le scuole di gradi diversi».

È per questo motivo che, negli ultimi anni, l’Istituto Pascal di Chieri guidato da Nicoletta Coppo ha deciso di apportare alcune modifiche al proprio metodo educativo, tra sperimentazioni e innovazioni.

«Da tempo ci siamo posti il problema di come poter apportare migliorie al sistema scolastico italiano e stare al passo con i cambiamenti incessanti che riguardano i ragazzi e la loro crescita – commenta Coppo –, ed è proprio per questo che, nella nostra scuola media e nei nostri licei, abbiamo attuato una serie di “esperimenti didattici” basati sul metodo finlandese: a volte abbiamo avuto buone intenzioni, altre abbiamo dovuto cambiare rotta. Essi, però, ci hanno condotto al traguardo di cui siamo più fieri: vedere i nostri studenti felici di recarsi a scuola».

Come è stato conseguito tale risultato? «Abbiamo rivoluzionato gli spazi – precisa la dirigente scolastica –, rinnovando le aule e arricchito i corridoi con pouf, tappeti e strumenti musicali. Inoltre, abbiamo mutato la didattica, eliminando la cattedra e ponendo i docenti al centro dell’aula, circondati dagli studenti. Infine, abbiamo promosso lezioni outdoor, in diversi luoghi nevralgici della città, e nel verde».

«L’idea non è nata dall’oggi al domani – prosegue Monica Ferri, insegnante di arte e di cinese, coordinatrice dei laboratori e tra le fautrici principali del progetto –, ma da un lungo periodo di riflessione e studio. In tema di didattica, siamo molto attente a ciò che accade nel Nord Europa, e più volte negli anni siamo state, con alcuni dei nostri insegnanti, in Danimarca, Svezia e Finlandia per visitare le scuole e confrontarci con i docenti del posto».

«Il sistema educativo finlandese ha fama di essere il migliore al mondo, e negli anni ne abbiamo tratto spunti per la nostra Scuola Media Internazionale Holden e i Licei Pascal. Dal momento che volevamo completare la nostra offerta formativa inserendo la primaria, abbiamo, dunque, pensato di adottare il metodo finlandese, attivandola a partire da settembre 2023».

Il risultato sarà un progetto didattico rivoluzionario, dove cooperazione, rispetto, integrazione ed empatia saranno gli assi primari su cui si muoveranno le giornate di lezione, gli insegnamenti e le attività didattiche della scuola elementare Daisy. Con un solo obiettivo: quello di crescere bambini curiosi, dinamici e liberi, preparati al confronto internazionale e capaci di sviluppare un pensiero critico autonomo e strutturato.

«Crediamo fortemente nella scuola finlandese e in quella italiana – conclude Nicoletta Coppo –, e crediamo, soprattutto, nella loro contaminazione, la quale pensiamo possa offrire delle risposte concrete alle problematiche didattiche ora esistenti. Per tale ragione, invitiamo la mamma finlandese scappata dalla Sicilia a venire a trovarci in Piemonte: se dovesse rinunciare al mare della Sicilia e della Spagna in favore delle Alpi del nostro territorio, e dovesse decidere di trasferirsi con la sua famiglia nella nostra Regione, qui, nella nostra scuola, potrà forse trovare una seconda “casa”. Ma se il richiamo del mare è troppo forte ed è irrinunciabile, invitiamo Eline Mattsson a venire a trovarci e a confrontarsi con noi, per impreziosire ulteriormente le nostre conoscenze».

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