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Il meraviglioso mondo di Tim Burton alla Mole

Oltre 10 mila richieste per incontrare Tim Burton e per l’occasione arriva il “Violet Carpet” per selfie e autografi

Alessia Serlenga

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Torino – “Nella città dove sono nato e cresciuto, non ho mai visitato un museo fino alla mia adolescenza, perché Burbank non brillava poi così tanto per la sua cultura! Perciò, occupavo il mio tempo libero guardando film horror, disegnando mostri e giocando nel cimitero vicino casa. Quando ho cominciato a visitare i primi musei, ne sono rimasto così colpito, soprattutto dalla loro atmosfera così simile a quella dei cimiteri: mistero, scoperta, vita e morte. Non ho mai disegnato con l’intenzione di mostrare un giorno ciò che facevo, perciò ora mi sento molto onorato ma allo stesso tempo anche un po’ a disagio. Lasciarsi andare è difficile ma meraviglioso al stesso tempo. Amo Dario Argento, Mario Bava e Federico Fellini. Mi sento sempre super ispirato quando penso all’Italia. Ho avuto la fortuna di visitare Roma e Venezia, ma non avevo mai visitato Torino. Per questo, quando il Museo Nazionale del Cinema mi ha contattato per la mostra, ho subito accettato, perché per me è il posto giusto: la Mole è iconica. 

L’americano Tim Burton, regista di numerosissimi film iconici, famoso in tutto il mondo per i suoi personaggi e mondi fantastici, ieri, martedì 10 ottobre, ha raccontato di sé e dei suoi progetti, in occasione dell’inaugurazione della sua mostra in Piemonte.

Ospitare Tim Burton nella città di Torino è un sogno che si realizza” racconta Domenico de Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema. “E’ meraviglioso vedere come il mondo colorato e stravagante di Tim Burton abbia trasformato la Mole Antonelliana unendo follia, architettura e creatività.” 

Una coniugazione perfetta dunque, fra le arti di Burton e le atmosfere della città di Torino e soprattutto della Mole Antonelliana, scrigno del cinema. È il luogo ideale per mostrare il fantastico mondo di Tim. La Mole ha inoltre, il fascino architettonico, con una prospettiva interna che si sviluppa a spirale (motivo tanto amato dal regista), quasi da sembrare una “location perfetta per un film”, come lo stesso Tim ha affermato, e chissà, se dovremmo anche prenderlo in parola! Da quì, la sfida nel trasformare la Mole in un laboratorio creativo: ‘The word of Tim Burton’, una mostra che illustra l’archivio personale di Burton e la sua arte soggettiva, poiché egli ritrae la realtà fisica non come appare ma come viene percepita attraverso una sua distorsione della prospettiva. 

Un’esperienza artistica e immersiva a 360 gradi. 

LA MOSTRA 

Lo spettacolo inizia nell’Aula del Tempio dove attraversando il magico sipario con un imponente portale scenografico, il visitatore si trova circondato da creature riprodotte in grande formato e da un gioco di luci e proiezioni su grandi schermi, dove prendono vita i suoi disegni. Al centro, attorno all’ascensore, il primo set di disegni esposti, realizzati su tovagliolini di ristoranti e hotel. Dietro, lo studio dell’artista: la scrivania in disordine con matite, pennelli, blocknotes, schizzi e disegni abbozzati, sparsi ovunque. Accanto, l’inizio di una gigantesca spirale rossa, disegnata sul pavimento e che prosegue lungo tutta la scalinata elicoidale della Mole, come a voler accompagnare il visitatore all’interno del suo magico mondo. Le polaroid, i disegni realizzati da bambino, le sue influenze, i suoi primi esperimenti con l’animazione, lo sviluppo dei suoi personaggi: da Frankenweenie, a La Sposa Cadavere, ai famosi personaggi di Nighmare Before Christmas, a Vincent, a Tragic Boys and Girls, a Edward Mani di Forbice e La fabbrica di Cioccolato, con riferimento a Johnny Depp (suo attore di culto), alla famosa serie televisiva Mercoledì e molto altro… Tutto questo, accompagnato sempre dalle meravigliose musiche di Danny Elfman, il compositore di Tim. 

Il regista è rimasto molto colpito dall’organizzazione della mostra e anche dei gadget che abbiamo preparato, ironizzando sul fatto che li avrebbe portati tutti a casa con sé. In particolare, lo ha colpito la riproduzione del suo studio, ha detto che tutta la Mole gli sembrava la materializzazione del suo immaginario, come se fosse davvero il suo laboratorio”, inoltre aggiunge: “Abbiamo anche ricevuto 10.000 richieste per incontrare Tim Burton, dalla masterclass, alla proiezione del film. Non ci aspettavamo tutto ciò e di conseguenza non sapevamo cosa rispondere, ma eravamo allo stesso tempo dispiaciuti, perciò, abbiamo inventato il famoso “tappeto viola”, dove si potrà chiedere un autografo o un selfie a Tim”.  Lo ha detto Domenico De Gaetano.

 

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