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Parla Rocco, il ragazzo fermato dalla Polizia al Campus: “pestato senza motivo, cercavo di aiutare una ragazza caduta”

“mi hanno denunciato per sei reati – racconta il ragazzo a Quotidiano Piemontese – ora ho i lividi”

Sandro Marotta

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TORINO – “Ero in aula studio tranquillo, stavo studiando. – racconta a Quotidiano Piemontese Rocco, che sul ventre e sulle braccia ha ancora dei lividi dopo l’arresto di ieri – A un certo punto ha iniziato a girare la voce che il Fuan stava cercando di volantinare e alcuni stavano iniziando a manifestare.

Sono uscito che il corteo era già formato e la digos schierata. Sono stato un po’ lì in modo tranquillo, nel frattempo c’erano cori, botta e risposta con quelli del Fuan.”

“Cercavo di aiutare dei ragazzi caduti”

“Dopo due ore così – continua Rocco – i fascisti si sono allontanati e alcuni agenti anche. All’improvviso però la Digos ha iniziato a caricare, io ero in quarta fila. Hanno anche iniziato ad avanzare, quando non c’erano nemmeno più quelli del Fuan. Una ragazza è caduta a terra insieme ad altri, io ho cercato di aiutarli, dando le spalle alla polizia.”

Il violento arresto

“Gli agenti mi hanno preso per il giubbotto e mi hanno trascinato dietro di loro e hanno iniziato ad insultarmi. Dopo le manganellate mi hanno sbattuto contro il muro e mentre ero fermo, come si vede dal video, mi ha dato un altro colpo.

A questo punto il poliziotto che mi aveva fermato mi ha consegnato a un collega sostenendo che io gli avessi sputato e gli avessi tirato dei calci. Cosa non vera.”

Come ti sei sentito nelle mani degli agenti?

“Assurdo. È stato assurdo, una sensazione di impotenza totale. Subito, quando mi hanno preso e picchiato, la mia reazione d’istinto è stata di reagire, perché non avevo fatto niente. Dopo ho pensato: se reagisco, qui mi ammazzano. Ho avuto paura perché era uno scontro impari, io del tutto disarmato e ripeto senza aver fatto niente, loro con gli scudi e i manganelli.”

Dopo il fermo cosa è successo?

“Mi hanno portato in commissariato vicino a Porta Susa. Dopo qualche minuto che ero lì mi hanno portato a Grugliasco. Poi un agente è arrivato dicendo che dovevo tornare a Porta Susa. Lì mi hanno interrogato.”

E?

“Hanno iniziato a chiedermi insistentemente se facessi parte di Askatasuna o del Cua (Collettivo universitario autonomo). E io non faccio parte di nessun collettivo. – ribadisce lo studente – Dopo parecchio tempo l’hanno capito e mi hanno detto di cosa mi hanno accusato: sei reati, come violenza privata, lesioni, ingiurie e altri.”

Alle 18,30 di oggi al Campus Einaudi ci sarà un’assemblea antifascista per parlare dell’accaduto.

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