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Cronaca

Resti umani nei boschi di Trecate: la ricostruzione dell’omicidio di Liliana Agnani

Venerdì 1 marzo è stato arrestato Stefano Garini per l’omicidio della madre. Chiarite le circostanze del delitto anche se la causa della morte rimane un mistero.

Caterina Malanetto

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TRECATE – Dopo un anno e mezzo dal rinvenimento delle ossa di Liliana Agnani nei boschi di San Martino di Trecate, le indagini dei carabinieri hanno finalmente concluso che il figlio Stefano Garini è responsabile dell’omicidio della donna. Tutti gli elementi raccolti indicano questa unica conclusione, anche se la causa precisa del decesso rimane un mistero irrisolto.

L’inchiesta è partita da ottobre 2022, quando furono trovati i resti nel Parco del Ticino. Il 1 marzo 2024, Stefano Garini è stato arrestato con accuse che vanno dall’omicidio premeditato alla soppressione di cadavere, dalla truffa all’autoriciclaggio.

Il procuratore capo di Novara, Giuseppe Ferrando, e il comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Novara, maggiore Alessandro Perrotta, hanno annunciato l’arresto di Garini, spiegando tutte le fasi dell’indagine, dalla scoperta dei resti alla ricostruzione del delitto e all’individuazione del colpevole.

Le indagini

Le indagini hanno seguito due date cruciali: il 10 ottobre 2022, quando sono state scoperte le ossa, e la sera del 18 maggio 2022, l’ultima volta che Liliana Agnani è stata vista viva. Dopo il ritrovamento dei resti, sono stati condotti diversi approfondimenti.

I pochi reperti ossei sono stati inviati al Labanof dell’Università degli Studi di Milano per l’analisi forense. Tra di essi, due protesi spinali con numeri di serie che hanno condotto i carabinieri all’ospedale Galeazzi di Milano, fornendo i nomi dei sette pazienti cui erano state impiantate. Liliana Agnani è stata l’unica difficilmente rintracciabile.

Il medico curante di Agnani, su indicazione degli investigatori, ha inizialmente contattato Stefano Garini dichiarando di voler visitare la donna. Garini ha rassicurato il medico sulla salute di sua madre e ha spiegato che non era possibile organizzare una visita perché al momento si trovava ospitata dal suo fratello a Rovigo, in Veneto. Tuttavia, i carabinieri, non convinti dalla spiegazione data al medico, hanno continuato le indagini e hanno scoperto che il fratello della donna era deceduto diversi anni prima. Esami e confronti medici hanno confermato che le ossa appartenevano a Liliana Agnani. Dopo l’identificazione della vittima, i carabinieri hanno concentrato le indagini sul figlio, eseguendo perquisizioni, interrogando testimoni e conducendo accertamenti bancari, insieme a investigazioni tecniche.

Tra i testimoni vi erano la nipote della vittima, figlia di Garini, che viveva con la nonna ed un’affittuaria a Milano. La testimonianza della donna ha rivelato che Liliana era stata vista per l’ultima volta la sera del 18 maggio, quando Garini aveva deciso di portare sua madre a fare una passeggiata nonostante le sue precarie condizioni a causa di una caduta. Un vicino di casa ha riferito di aver incontrato Garini la mattina del 19 maggio, e Garini aveva comunicato la triste notizia della morte della madre in ospedale. Anche la nipote ha confermato che suo padre le aveva detto che la nonna era deceduta in ospedale, ma non aveva ulteriori informazioni sulle cause del decesso o sulle disposizioni funerarie. Dalle testimonianze, i carabinieri hanno scoperto che Garini aveva affisso un annuncio sulla porta di casa riguardante la morte della madre e la data del servizio commemorativo, presumibilmente per informare i vicini.

L’interrogatorio

Il 1 ottobre, Stefano Garini è stato interrogato per omicidio e soppressione di cadavere. Nel suo racconto del 18 maggio, dopo una partita a paddle, decide di portare sua madre al ristorante La Chiocciola a Trecate, nonostante fosse chiuso quel giovedì. Ha spiegato che sua madre è caduta mentre cercava i servizi igienici, rotolando fino al corso d’acqua. Credendo che fosse deceduta, se n’è andato. Il giorno successivo è tornato nei boschi di San Martino, ma non ha trovato il luogo dell’incidente.

La truffa

Stefano Garini è accusato di omicidio premeditato, occultamento di cadavere, truffa aggravata, autoriciclaggio e falsificazione ideologica in atti pubblici. Dopo il 18 maggio 2022, quando nessuno ha denunciato la morte della donna, Garini ha continuato a incassare la pensione INPS della madre, ottenendo un totale di 22.567 euro, oltre a un assegno mensile dal Comune di Milano per un importo complessivo di 4.800 euro.

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