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Economia

Nel 2018 l’Università di Torino ha imposto tasse troppo alte (94 milioni), dovrà rimborsare agli studenti 39 milioni

Anni fa il Tar aveva dato ragione a UniTo, adesso però il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza: è stato sforato il tetto imponibile, ovvero il 20% dei fondi del Fondo di Finanziamento Ordinario

Sandro Marotta

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università Torino

TORINO – Nel 2018, l’Università degli studi di Torino ha imposto una tassazione troppo alta, incassando in tutto 94 milioni di euro anche se il limite massimo era di 55 milioni. Questo il risultato della sentenza del Consiglio di Stato che si è espresso oggi riguardo un ricorso presentato dall’associazione “Unione degli Universitari”.

La decisione

Il Consiglio di Stato ha condannato l’Università a restituire oltre 39 milioni di euro agli studenti iscritti nell’anno accademico del 2018. Il Tar di primo grado aveva già affrontato la questione, giudicando legittimi i calcoli di UniTo riguardo alle tasse imponibili e quindi escludendo ogni rimborso.

Ora però il Consiglio di Stato ha ribaltato la decisione, ma perché questo cambio di rotta? Il nodo sta nel calcolo che le università pubbliche fanno per avere chiaro il totale delle tasse pagate dagli studenti: una possibile cifra si ottiene includendo tutti gli studenti che pagano le tasse, senza distinzioni; un’altra cifra (più bassa) si ottiene escludendo i contributi pagati dagli studenti fuoricorso e internazionali.

Cosa prevede la normativa? 

“La contribuzione studentesca non può eccedere il 20 per cento dell’importo del finanziamento ordinario annuale dello Stato”: è quanto si legge all’articolo 5 (“limiti alla contribuzione studentesca) del decreto 306/1997 del Presidente della Repubblica. Il procedimento è questo: ogni anno il Ministero stende il documento del Fondo di Finanziamento Ordinario (qui il FFO 2023), al cui interno è prevista una somma di denaro da destinare a ciascuna università pubblica. L’università può chiedere agli studenti una somma totale di tasse non superiore al 20% di questa cifra.

Il caso di Torino

Nel 2018 il FFO ha assegnato a UniTo 277 milioni di euro. Il 20% di 277 milioni è 55 milioni, ovvero la quota massima di tasse imponibili agli studenti. Tra l’altro, negli ultimi anni l’Università di Torino ha beneficiato di più fondi assegnati dal Ministero: nel resoconto del FFO 2023 si legge che “l’Ateneo di Torino ha visto crescere ulteriormente il finanziamento relativo alle principali voci del FFO, grazie all’aumento delle risorse stanziate a livello nazionale sul costo standard, sulla quota premiale e sul perequativo”.

É proprio questo secondo metodo ad essere contestato da UDU, che spiega: “molti atenei continuano a scorporare dal gettito totale i contributi versati da studenti fuoricorso e internazionali, ma la sentenza di oggi ribadisce come lo scorporo sia illegittimo. Tali pratiche sono inaccettabili dal momento che, come affermato dal Consiglio di Stato, violano la differenza essenziale con gli atenei privati”.

La replica di UniTo

Riguardo alle decisioni del Consiglio di Stato, si può fare ricorso “solo per motivi inerenti alla giurisdizione” ed è un caso piuttosto raro, di conseguenza sembra difficile che UniTo riesca ad appellarsi.

La risposta dell’Università: “Va precisato che il peso della contribuzione studentesca negli ultimi 10 anni è notevolmente cresciuto – si legge in una nota stampa – in conseguenza alla forte crescita del numero di studenti (da 66.400 nel 2013/2014 a 82.000 nel 2022/2023), mentre il finanziamento ministeriale è aumentato con un ritmo non proporzionale alla veloce crescita delle nuove matricole. L’Ateneo ribadisce che continuerà ad adoperarsi per favorire il diritto allo studio di tutti gli studenti”.

Il rettore aggiunge: “l’Ateneo sta compiendo gli approfondimenti necessari per valutare le reali implicazioni del provvedimento e come procedere”.

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