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Cultura

Godzilla compie 70 anni e si mette in mostra al Mufant di Torino

Settant’anni fa, nel 1954, esordiva nelle sale cinematografiche giapponesi il primo dei quasi 40 film della saga del “dinosauro” fantascientifico più famoso di sempre

Gabriele Farina

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TORINO – La mostra Godzilla minaccia atomica. 1954-2024 genesi di un mostro, realizzata dal Mufant in collaborazione e con il sostegno del Salone Internazionale del Libro Off, celebra il settantesimo anniversario di Godzilla, una delle icone più celebri del fantastico giapponese. La mostra, curata da Silvia Casolari, Davide Monopoli e il collezionista Andrea Attardo, apre il 25 maggio e sarà visitabile fino al 7 luglio 2024.

La nascita di Godzilla

Settant’anni fa, nel 1954, esordiva nelle sale cinematografiche giapponesi il primo dei quasi 40 film della saga del “dinosauro” fantascientifico più famoso di sempre. Quella di Godzilla fu la prima di una serie di cicliche “invasioni” di mostri e creature nipponiche in Occidente, Italia compresa, invasione che anticipò di quasi 25 anni quella dei super robot degli anni ’70 e di oltre 60 anni la grande ondata dei manga e anime contemporanei. Ancora, Godzilla fu il primo dell’infinita serie dei Kaiju (mostri) giapponesi, che fecero la fama e la fortuna della Toho, la casa di produzione cinematografica che lo creò.

Storicamente, il primo film “Godzilla, re dei mostri”, ebbe una rilevanza che andò molto oltre la sua specificità di film di genere, fu infatti uno fra i primi film realizzati da un Giappone post-bellico, da pochissimo libero dal “commissariamento” statunitense – il trattato di San Francisco che rendeva il Giappone nuovamente autonomo, anche nelle produzioni culturali, entrò in effettivo vigore nella primavera del 1952 -. Il film fu uno fra i primi a raccontare gli orrori della guerra e del disastro atomico, atrocità che meglio non potevano essere rappresentate da un mostro preistorico, una sorta di tirannosauro, risvegliato dalle esplosioni atomiche e da esse modificato geneticamente.

Oggi, nel 2024 la grande ribalta che lo ha visto protagonista e vincitore dell’Oscar per gli effetti speciali, richiama alla memoria – rendendolo nuovamente attualissimo – il valore simbolico incarnato dal Godzilla degli esordi: un messaggio di ammonimento contro la potenza distruttrice della guerra e di armi sempre più micidiali.

Il valore simbolico di Godzilla

A proposito del valore simbolico, sociale, politico e antropologico di un mito contemporaneo come quello di Godzilla, nel percorso espositivo si segue la genesi, con lo sguardo di due studiosi novecenteschi dell’arte e dell’immaginario: Aby Warburg e Gilbert Durand. Warburg coniò il concetto di “pathosforlmen”, immagini archetipiche rappresentanti
contenuti universali il cui ciclico ritorno attraverso i secoli è determinato dal riattualizzarsi di particolari circostanze storiche, analoghe a quelle originarie. In questo senso specifico, l’attuale ritorno di Godzilla si spiega appunto nel suo riattualizzato valore come simbolo dei pericoli bellici.

Tuttavia, seguendo l’intera saga mediatica di Godzilla fra oriente e occidente – una colossale produzione narrativa fra film, serie televisive, racconti e romanzi, cartoni animati, videogiochi e giocattoli – se ne ottiene un’immagine talvolta opposta a quella originaria, o quantomeno molto meno definita.

Per fare un esempio, l’immagine di Godzilla che si delinea nel contesto della lunga saga cinematografica che lo ha visto protagonista, ha una natura multiforme e confusa, che si sviluppa in direzioni spesso opposte e incoerenti.
Godzilla è sì simbolo dei pericoli generati dalle tecnologie distruttive, ma è anche, e in questo attinge dalla millenaria cultura di un Giappone esposto a terremoti, maremoti e altri cataclismi naturali, simbolo della distruttività della natura. Se poi, da principio, incarna, come rettile mostruoso, una creatura demoniaca “avversaria” per antonomasia
dell’umanità, successivamente ne diventa alleato, affiancandola nella lotta ad altri e più pericolosi mostri, come King Ghidorah, Gamera, Biollante. E ancora, se da principio intende essere universale simbolo di terrore e morte, progressivamente diviene una sorta di pupazzo comico e innocuo ad uso e consumo del pubblico di bambini e
bambine.

Questo stupefacente moltiplicarsi di significati anche di valore opposto, una sorta di deragliamento del senso, è solo un apparente perdita di significato simbolico. Possiamo affermare, facendo riferimento alle idee che Gilbert Durand propose nella sua “Archetipologia generale” che Godzilla appartiene a quel particolare regime costituito dai simboli “notturni”, ossia simboli caratterizzati da una confusività la cui funzione è quella di generare rinascita e rinnovamento proprio attraverso la fusione di valori e significati opposti: un magma originario delle rappresentazioni. In questo senso, il dinosauro della Toho può essere pensato come simbolo stesso del Fantastico, una funzione cognitiva e narrativa che genera nuove rappresentazioni attraverso un costante rimpasto delle forme
immaginifiche universali.

La mostra

La mostra comprende oltre 200 oggetti fra rari modellini vintage e contemporanei dedicati a Godzilla dalla collezione di Andrea Attardo, 30 diorami originali a tema giurassico realizzati da Andrea Salimbeti, alcuni manifesti cinematografici giapponesi e italiani, prime edizioni librarie, riviste e periodici italiani e stranieri dai primissimi anni del Novecento a oggi, rare cartoline postali giapponesi degli anni ’70 – i Pachimon – raffiguranti creature mostruose che attaccano i simboli delle principali città del mondo, figurine e riviste degli anni ’80 e ’90 sempre sul tema Godzilla.

Il percorso espositivo racconta la genesi di Godzilla a partire da alcuni approfondimenti dedicati al tema generale delle origini tardo ottocentesche dei dinosauri fra realtà e immaginario fantastico.
La mostra attinge prioritariamente dalla collezione di Andrea Attardo, dalle collezioni del Mufant e da quelle di Andrea Salimbeti.
La giornata di apertura prevede l’accompagnamento guidato al percorso espositivo da parte dei curatori e dei collezionisti.

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