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La Corte dei Conti sulla Fondazione XX marzo 2006: elevati costi di manutenzione, impianti di scarso interesse, salvo Il Pala Isozaki e il Palavela

La Corte dei Conti ha pubblicato un referto sulle opere olimpiche di Torino 2006 nella parte affidata alla Fondazione XX marzo che in ottanta pagine analizza la gestione delle opere olimpiche

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TORINO – La Corte dei Conti ha pubblicato un referto sulle opere olimpiche di Torino 2006 nella parte affidata alla Fondazione XX marzo che in ottanta pagine analizza la gestione delle opere olimpiche.

Ne esce un quadro non confortante. Per esempio per la manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti dei Giochi olimpici invernali sono stati impiegati circa 75 milioni di risorse pubbliche e la Fondazione 20 Marzo 2006 è prossima a esaurire le risorse necessarie per il proprio funzionamento.

Il modello di gestione adottato finora è stato eccessivamente complesso. Più enti vantano concorrenti diritti su ciascuna delle opere conferite (in quanto proprietari, titolari di altri diritti reali, possessori, detentori a vario titolo) e più enti sono coinvolti nella loro gestione (enti proprietari, comuni olimpici, Fondazione, Parcolimpico, eventuali gestori operativi). L’analisi della gestione delle singole opere ha rivelato come, in più di un caso, siano sorte controversie sulla spettanza dei costi degli interventi di manutenzione straordinaria e il problema sembra destinato ad aggravarsi con l’esaurimento delle risorse-

Con l’eccezione dei due stadi torinesi (Palaolimpico e Palavela), le opere olimpiche conferite alla Fondazione non sono risultate in grado di produrre ricavi significativi, né di essere utilizzate in modo coerente con la loro destinazione originaria. La consapevolezza di tali limiti risale almeno alla fase in cui le opere furono conferite alla Fondazione (2010-2012) e trova riflesso nelle condizioni previste dalla convenzione stipulata tra quest’ultima e Parcolimpico all’indomani della sua privatizzazione (2012). Gli impianti sportivi in alta montagna si sono rivelati di scarso interesse per atleti e turisti e non facilmente riconvertibili ad altri usi. Il loro uso nella configurazione originaria si è protratto solo per pochi anni dopo la conclusione dei Giochi, e non in tutti i casi. Il Palaolimpico e il Palavela di Torino affronteranno, al termine delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, la concorrenza delle nuove, analoghe strutture milanesi, con possibili conseguenze sul loro utilizzo e la loro redditività

Secondo gli enti della Fondazione

I punti evidenziati dalla Corti dei Conti trovano la piena condivisione da parte dei Soci fondatori di Fondazione 20 marzo, Regione Piemonte, Comune di Torino e la Città Metropolitana, che ne hanno approfondito più volte gli elementi di maggiore attenzione in un dialogo costante sia tra le istituzioni coinvolte che con la Corte stessa.
Alla luce dello stato attuale, che vede tra l’altro i fondi della legge 65 definitivamente allocati e i relativi interventi già conclusi, in corso o prossimi all’avvio, grazie al lavoro svolto dal commissario dell’Agenzia Torino 2006 Vincenzo Coccolo, in sinergia con tutti i soggetti coinvolti, i Soci fondatori hanno già iniziato in modo condiviso e concorde ad analizzare il percorso che possa per il futuro garantire una adeguata gestione del patrimonio olimpico in pieno coinvolgimento con i comuni del territorio.

Il documento La gestione delle opere olimpiche di “Torino 2006” attraverso la Fondazione XX marzo 2006. Risultati e prospettive

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