Seguici su

Società

La pagella dell’Eurovision, tra la crisi di mezz’età di Gabry Ponte e la questione Israele

L’Eurovision 2025 ha segnato la crisi di mezz’età di Gabry Ponte e la crisi mistica dell’Europa intera

Luca Vercellin

Pubblicato

il

TORINO – Dopo il clamoroso successo del jingle sanremese “Tutta l’Italia”, il nostrano Gabry Ponte ha voluto fare il passo più lungo della gamba.

Complice una fama quasi internazionale (avrà fatto qualche DJ set in Canton Ticino) e una probabile crisi di mezza età, il disc jockey sabaudo si è iscritto a “Una Voce Per San Marino”, la selezione tragicomica locale dove artisti scapestrati di mezza Europa tentano di salire sul palco più grande del continente, quasi sempre finendo nel dimenticatoio ancora prima di esserne usciti.

E così, con una vittoria facilissima – anche perché gareggiando contro il coro della chiesa del villaggio remoto di Assurbanipal siamo capaci tutti – Gabry Ponte si aggiudica un biglietto in prima classe per Basilea, dove lo aspetterà la sua fan base svizzera pronta a sostenerlo (sempre perché ha fatto dei DJ set in Canton Ticino).

Il problema è che Gabry Ponte, o visto che stiamo parlando di una competizione internazionale e quindi seria, Gabriel Bridge, dell’Eurovision e il suo spirito non ha capito molto.

Prima di tutto, l’Eurovision è la cosa più kitsch che esista: se non sali sul palco con almeno 189 ballerini in paillettes raccattati dal primo gay bar di Stoccolma, non sei nessuno. Lui ci è andato da solo, su quel palco, con un tizio di fianco che pareva l’interprete per la lingua dei segni e invece, a quanto pare, era il tizio che Tutta l’Italia la canta.

Esibizione noiosa, piatta, il saggio di fine anno di tuo figlio che sei obbligato a sentire e poi pure a fargli i complimenti, che altrimenti dopo vent’anni gli paghi ancora le fatture dello psicologo per i traumi che gli hai inflitto.

La seconda cosa che Gabriel Bridge non ha capito dell’Eurovision è che, de facto, San Marino non esiste. Il festival è un suo mondo a parte, dove la reputazione dei paesi a volte conta più del brano stesso. Non aiuta poi andarci con una canzone che non ha nulla a che fare col paese che staresti rappresentando: il Monte Titano ti sta mandando a Basilea e tu fai le serenate all’Italia.

Proprio su questa questione ho intuito la vera problematica del nostro Gabriel Bridge: sta avendo una crisi di mezz’età. Poteva comprarsi una moto, poteva lasciare la moglie, insomma tutte quelle cose che fanno gli uomini di mezz’età che hanno una crisi di mezz’età. Lui invece ha scelto di fare le cose in grande, e quindi ha deciso di arrivare ultimo all’Eurovision. Tutta l’Italia, Tutta l’Italia, ma evidentemente non tutta l’Europa.

Anche quest’anno, San Marino non ha vinto l’Eurovision e, probabilmente, non lo vincerà mai. A meno che non impari da un altro paese in gara con la bandiera bianca e blu. Un paese che non è in Europa ma che gareggia con gli europei per quella questione del senso di colpa tutto occidentale per cui se i nostri bisnonni sono stati cattivi, allora dobbiamo pagarne noi le conseguenze per sempre.

Israele, non contento della figura dell’anno scorso, in cui aveva letteralmente arruolato  migliaia di persone per vincere il televoto, ha deciso di riprovare la stessa tattica di pulizia dell’immagine. Paro paro. Proprio come l’anno scorso, una bella ragazzina col visino carino ed etereo, ma quest’anno rincarando la dose col fatto che lei, il 7 Ottobre, è stata vittima delle stragi.

E così riparte tutta la tiritera, la ballad strappalacrime col messaggio emotivo, “A new day will rise”, un nuovo giorno arriverà. Chissà di che giorno sta parlando Yuval Harari, che per cantare a Basilea si è presa qualche giorno di pausa dall’esercito che sta compiendo un bel genocidio in salsa europop. Forse del giorno in cui si comprerà un bell’attico con vista Mar Mediterraneo, con le fondamenta sulle tombe dei bambini che lei e i suoi connazionali stanno trucidando da due anni.

Ovviamente la tattica ha funzionato, Israele stravince il televoto e si classifica seconda, sempre per quella questione dell’arruolamento di migliaia di persone che l’Eurovision probabilmente manco lo guardano. E allora viene da pensare che, forse, Gabry Ponte starà anche avendo una crisi di mezz’età, ma l’occidente sta avendo una crisi mistica ed esistenziale.

Perché se un festival che si fonda sulla pace e l’armonia tra le nazioni permette da due anni la partecipazione di uno stato del genere, vuol dire che il nostro quadro morale non versa in grandissime condizioni. Soprattutto se – giustamente – dopo l’invasione dell’Ucraina la Russia è stata espulsa in 14 secondi.

Va anche ricordato, però, che la Russia non sponsorizzava l’intero festival. Israele sì. Sapevate che “Moroccan Oil” non è marocchina ma ha sede a Tel Aviv? Pecunia non olet.

Altre due note a caldo: carinissimo Lucio Corsi, quinto posto meritato. La canzone della Germania, invece, sarà ovunque quest’estate. Io ve l’ho detto.

Iscriviti al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *