Extinction Rebellion protesta davanti al Comune di Torino: “Torino 2030, clima o guerra?”
È la nuova azione di Extinction Rebellion, che torna a farsi sentire nel capoluogo piemontese unendo temi ambientali e geopolitici.
TORINO – Questa mattina, attivisti del movimento ambientalista Extinction Rebellion sono arrivati in bicicletta davanti a Palazzo Civico, sede del Comune di Torino, per mettere in scena una protesta che collega la crisi climatica alla corsa globale al riarmo e al conflitto in Medio Oriente. Alcuni di loro si sono arrampicati sulle statue ai lati dell’ingresso principale, simbolicamente rivestite con gilet palestinesi. Tra le colonne è stato appeso un grande striscione con la scritta “Torino 2030: Clima o guerra?”, mentre a terra altri manifestanti reggevano un secondo striscione: “Basta accordi con stati genocidi”.
L’azione – pacifica ma fortemente simbolica – intende richiamare l’attenzione su una mozione che sarà discussa mercoledì prossimo in Consiglio comunale, con cui si chiede a Torino di interrompere ogni rapporto istituzionale con Israele. “Il Comune si è impegnato a raggiungere le emissioni zero entro il 2030 – ricorda Maria, portavoce del movimento – ma non può ignorare il legame tra crisi climatica, guerre e industria bellica”.
L’iniziativa arriva a pochi mesi da altre clamorose azioni del gruppo, come l’arrampicata sulla ciminiera di Leonardo SpA a Torino, dove gli attivisti calarono uno striscione con scritto “Life not war”, e le occupazioni delle sedi produttive dell’azienda a Roma e Brescia.
Il messaggio
Il messaggio è chiaro: secondo Extinction Rebellion, non è possibile portare avanti politiche climatiche credibili senza prendere posizione netta contro le guerre in corso e contro il riarmo. “Emissioni zero significa guerra zero” afferma Alessandro, uno degli attivisti coinvolti. “Investire nella difesa e nelle armi mentre il Pianeta brucia è un controsenso pericoloso”.
L’organizzazione critica duramente la recente decisione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni di impegnare l’Italia, durante il vertice NATO dell’Aja, a destinare fino al 5% del PIL alle spese militari. Un dato che stride con gli impegni climatici dell’Unione Europea, recentemente ridimensionati, e con una realtà ambientale che diventa sempre più drammatica. La stessa settimana della protesta, lo zero termico ha superato per la prima volta a giugno i 5.000 metri – ben oltre la vetta del Monte Bianco – causando lo scioglimento accelerato di ghiacciai e nevai.
In molte città italiane si sono registrate temperature prossime ai 40°C, con gravi rischi per la salute, in particolare per anziani e bambini. In Piemonte, il rio Frejus ha nuovamente inondato Bardonecchia con una valanga di fango, provocando la morte di una persona.
“In un contesto simile, la scelta non è più rinviabile – conclude Alessandro – dobbiamo decidere se continuare a investire in distruzione, o se difendere attivamente il clima, la pace e la vita stessa”.
Nel frattempo, altri enti locali hanno già preso posizione: tra questi i Comuni di Bologna e Bari e le Regioni Puglia, Emilia-Romagna e Toscana, che hanno interrotto i rapporti istituzionali con Israele in segno di condanna per le operazioni militari nella Striscia di Gaza.
Extinction Rebellion rilancia la sfida al Comune di Torino: “Non basta firmare impegni simbolici – dicono – servono atti politici concreti, capaci di rompere con la logica delle armi e della guerra”.
Maria spiega i motivi dell’azione
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Ardmando
4 Luglio 2025 at 17:33
Deportiamo questa feccia o che facciano come la parola contenuta nel loro lurido nome: estinguetevi. E in fretta, scarti della società.