CronacaCuneo
Processo per maltrattamenti a Cuneo: fu la figlia di 6 anni a spingere la madre a denunciare. La difesa: “singoli episodi”
A Cuneo, una donna rompe il silenzio dopo anni di abusi. La figlia di 6 anni la spinge a denunciare: “Ce l’hanno insegnato a scuola”

CUNEO – Il racconto della vicenda si apre nel 2009, anno in cui la coppia inizia la convivenza. Da subito – secondo quanto ricostruito in aula – la vita familiare sarebbe stata segnata da un clima di controllo, sopraffazione e paura. L’uomo, descritto dall’accusa come autoritario e possessivo, imponeva un modello familiare rigido, in cui la moglie era relegata al ruolo di “serva”, privata della libertà, della dignità e persino della possibilità di gestire i propri guadagni. Le violenze sarebbero proseguite anche dopo il trasferimento in Italia, nel Saluzzese.
Il culmine della brutalità si sarebbe raggiunto il 23 marzo 2017, quando la donna fu colpita con calci e pugni, anche mentre giaceva a terra. A intervenire fu la madre di lei, aggredita a sua volta. Ma fu la figlia, che all’epoca aveva sei anni, a rompere quel muro di silenzio familiare: spinta da ciò che aveva imparato a scuola, chiese alla madre di chiamare i carabinieri.
Un gesto che ha segnato l’inizio della fine per quell’incubo. “Un tipico esempio di violenza assistita”, ha sottolineato in aula la pm Anna Maria Clemente, che ha chiesto una condanna a 4 anni e 6 mesi di carcere. Secondo l’accusa, i figli erano talmente abituati a vivere in quel contesto che avevano finito per considerarlo la normalità. “Un caso emblematico di soggezione e oppressione”, ha aggiunto l’avvocato di parte civile, Salvatore Mannino.
La donna ha raccontato in aula di essere stata completamente isolata: le veniva impedito di usare il cellulare, costretta a consegnare ogni centesimo guadagnato, mentre amici e parenti confermano il clima di controllo e sopraffazione che la circondava.
Diversa la posizione della difesa: l’avvocato Paolo Bottasso ha chiesto l’assoluzione dell’imputato, parlando di “singoli episodi” e sollevando dubbi sulla mancanza di denunce prima del 2021. La sentenza è attesa per il 16 settembre.
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