CronacaTorino
Decretata l’espulsione per l’imam di Torino Mohamed Shahin: aveva definito l’attacco di Hamas del 7 ottobre «un atto di resistenza»
Forti proteste da parte del Coordinamento Torino per Gaza – che ha organizzato un presidio – e di Avs
TORINO – Sta destando reazioni indignate l’arresto, avvenuto alcune ore fa, di Mohamed Shahin, l’imam della moschea di via Saluzzo a Torino. All’imam sono stati notificati la revoca del permesso di soggiorno e un decreto di espulsione con rimpatrio immediato per ragioni di sicurezza. Shahin ha sempre partecipato alle proteste pro-Palestina avvenute in città. A ottobre, durante una di queste, aveva scatenato polemiche per alcune frasi su Hamas: per lui l’attacco del 7 ottobre «è stato un atto di resistenza, dopo anni di occupazione». Fratelli d’Italia aveva condannato queste dichiarazioni.
AVS chiede la sospensione del provvedimento
«La vicenda dell’imam della moschea di via Saluzzo, a Torino, solleva interrogativi gravi e inquietanti sullo stato di diritto nel nostro Paese» – hanno commentato il Vicecapogruppo di AVS alla Camera, Marco Grimaldi, e la Capogruppo di AVS in Piemonte, Alice Ravinale – «Questa è un’intimidazione, che non ha nulla a che vedere con la sicurezza nazionale. Siamo di fronte a un caso gravissimo di compressione dei diritti fondamentali, e di aggiramento delle garanzie previste per chi chiede protezione internazionale. Chiediamo l’immediata sospensione del provvedimento di espulsione, il rispetto della procedura di asilo e un chiarimento urgente da parte del Ministero dell’Interno. Perché se oggi si espelle un dissidente, domani si potrà espellere chiunque. E quando persino la legge diventa uno strumento di vendetta politica, non siamo più in uno Stato di diritto, ma in qualcosa di molto più pericoloso» concludono.
Soddisfazione invece in casa Fdi, che aveva sollecitato l’espulsione con un’interrogazione al ministro dell’Interno.
Presidio del Coordinamento per Gaza
Dura la reazione del Coordinamento Torino per Gaza, che ha diffuso un comunicato in cui si legge: «Sappiamo che Mohamed non è un caso, ma una chiara volontà politica: fermare chi in questi anni si è mobilitato contro il genocidio in Palestina. Mohamed è stato preso di mira non solo per il suo impegno politico ma anche perché Imam di una moschea di Torino. Ancora una volta, la propaganda islamofoba diventa strumento per zittire chi alza la voce e rifiuta di abbassare la testa». Nel mirino anche la scelta di deportare Shahin in Egitto, in quanto l’imam è un dissidente del regime di Al-Sisi: «A Mohamed è stato revocato il permesso di soggiorno di lunga durata e imposta una deportazione verso l’Egitto. Non può tornare lì, dove rischia torture e detenzione a vita. In tutto questo c’è una chiara volontà politica: fermare chi si è mobilitato contro il genocidio in Palestina».
Il Coordinamento ha annunciato un presidio per oggi, 25 novembre, alle 11.30 in piazza Castello a Torino. Il comunicato è stato anche postato dalla pagina facebook del Sindacato Intercategoriale Cobas Torino.
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