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Inizia al MAO di Torino il riallestimento dedicato all’iconica serie di Utagawa Hiroshige

19 xilografie in esposizione, con due rotazioni in programma nei prossimi mesi

Alessia Serlenga

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TORINO – Il MAO – Museo d’Arte Orientale di Torino apre una nuova e affascinante pagina della storia dell’arte giapponese con la presentazione della prima selezione della celebre serie Le 53 stazioni della Tōkaidō di Utagawa Hiroshige. Questo capolavoro assoluto dell’arte giapponese del XIX secolo, custodito nelle collezioni di UniCredit, sarà protagonista di un ciclo espositivo che prevede tre rotazioni, con 19 xilografie in mostra in questa prima fase. I visitatori avranno la possibilità di scoprire uno degli esempi più straordinari di ukiyo-e, le xilografie giapponesi che per secoli hanno raccontato la cultura, il paesaggio e la vita quotidiana del Giappone.

Un capolavoro popolare che rivoluzionò l’arte giapponese

Realizzata per la prima volta nel 1833 da Hiroshige e pubblicata dalla casa editrice Hōeidō di Takenouchi Magohachi, la serie Le 53 stazioni della Tōkaidō riscosse un successo immediato, diventando un vero e proprio bestseller dell’epoca Edo. Ogni stampa veniva venduta a prezzi accessibili – quanto una ciotola di ramen – permettendo a una vasta fetta della popolazione di godere delle immagini di paesaggi e scene di vita quotidiana lungo la celebre strada Tōkaidō, che collegava Edo (l’odierna Tokyo) a Kyoto.

Il successo delle xilografie fu tale che, nonostante la loro origine popolare, queste opere vennero riscoperti e celebrati in Occidente solo alla fine del XIX secolo, grazie alla loro bellezza e alla loro visione innovativa del paesaggio. Non si trattava solo di immagini fedeli della realtà, ma di un racconto visivo che mescolava la realtà con l’immaginazione. Hiroshige, infatti, riuscì a trasmettere il senso del movimento e dell’atmosfera, creando scene oniriche che evocano il fascino di un viaggio misterioso e avventuroso.

Un linguaggio moderno e accessibile

Hiroshige, proveniente da una famiglia di samurai, riuscì a rendere il tema del viaggio lungo la Tōkaidō – un argomento già trattato da altri artisti – completamente nuovo. Con un linguaggio visivo moderno e fresco, ispirato alla tradizione giapponese ma al contempo influenzato dalle tecniche occidentali come l’uso della prospettiva centrale, dell’ombreggiatura e del blu sintetico, l’artista riuscì a reinventare il paesaggio. Ogni stampa non si limitava a rappresentare una scena naturale, ma la trasformava in un’opera di pura poesia visiva.

Il lavoro di Hiroshige si distingue anche per la sua capacità di raccontare non solo il paesaggio naturale, ma anche la vivacità delle stazioni di posta della Tōkaidō, dove viaggiatori, mercanti, pellegrini e samurai si fermavano per riposarsi, mangiare e socializzare. La serie non racconta solo un viaggio fisico, ma un viaggio attraverso la cultura e l’epoca giapponese, una testimonianza di un paese in trasformazione.

Un’esperienza educativa e sostenibile

Questa selezione inedita delle 53 stazioni della Tōkaidō vuole anche offrire una lettura fresca e consapevole dell’arte giapponese, arricchita da contenuti didattici sviluppati dal MMFA in occasione della sua esposizione nel 2024. Il progetto curato da Laura Vigo, conservatrice di arte asiatica al MMFA, si distingue per l’approccio ecologicamente sostenibile, in linea con le politiche del MAO che da anni promuovono un uso consapevole delle risorse museali.

L’iniziativa è anche un’occasione di riflessione sul ruolo dell’arte e delle collezioni nei musei contemporanei, proponendo una visione che va oltre la mera esposizione delle opere e si fa portatrice di un messaggio educativo forte. La collaborazione tra il MAO e il MMFA, che possiede una collezione identica a quella torinese, consente di realizzare una mostra che non solo espone, ma educa e collega.

L’esposizione è aperta al pubblico fino al prossimo mese, con altre due rotazioni in programma, ognuna delle quali offrirà nuove prospettive sulla straordinaria serie di Hiroshige.

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