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Il Piemonte come la Svizzera: le proposte a ‘5 Stelle’ su referendum e quorum

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Accorpare referendum ed elezioni amministrative (15 maggio), abolendo il quorum e introducendo questiti deliberativi e confermativi, imparando dagli svizzeri. Peccato che il Piemonte non sia un cantone e soprattutto che la proposta (di accorpamento elezioni aministrative/referendum) presentata dai consiglieri del Movimento 5 Stelle sia stata bocciata martedì dal Consiglio regionale. Il 15 maggio andranno al voto in Italia diverse province tra cui quella di Vercelli, una Regione (il Molise) ed un migliaio di Comuni di cui oltre 140 in Piemonte (compresi i capoluoghi Torino e Novara) per un totale di quasi 15 milioni di abitanti: “Sarebbe stato ragionevole – ha affermato Bono – indire i referendum lo stesso giorno per risparmiare un quarto dei soldi: oltre 100 milioni di euro”.

La proposta di legge sulle modifiche allo Statuto regionale, invece, resiste ancora, ma difficilmente riuscirà a essere approvata. Prevede l’eliminazione dei quorum e introduce lo strumento dei referendum propositivi per sostituire le delibere di iniziative popolari. “È fondamentale capire – sostengono i grillini – che la partecipazione alla vita politica di un cittadino non è correlabile al mero dato dell’affluenza alle urne. Anzi, al contrario, in Svizzera, considerata unanimemente la patria della democrazia diretta, l’affluenza alle urne, soprattutto alle elezioni federali è sotto il 50%, perché vi è un alto controllo e partecipazione dei cittadini all’attività legislativa cantonale e federale”.

LA LEGGE ATTUALE. L’articolo 71 della Costituzione prevede l’iniziativa di legge popolare, per cui servono 50mila firme; all’articolo 75 il referendum abrogativo, parziale o totale, per cui servono 500mila firme e un quorum del 50%; all’articolo 132 il referendum consultivo, attraverso il quale si può disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione di abitanti, quando ne facciano richiesta Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate; all’articolo 138 la revisione costituzionale e le leggi costituzionali con referendum approvativi quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o 500mila elettori o cinque Consigli regionali, senza quorum. Non vi è traccia nè di referendum deliberativo né confermativo.

LE PROPOSTE DEI GRILLINI. Per quanto riguarda il referendum abrogativo, secondo la proposta di legge del Movimento 5 Stelle bisognerebbe ridurre le firme necessarie da 60mila all’1% dei votanti alle ultime elezioni, legando la partecipazione al voto alla partecipazione ai referendum. In Piemonte sono circa 3,8 milioni gli aventi diritti al voto, ciò vorrebbe dire (con un’utopica affluenza del 100%) 38mila firme per richiedere un referendum, mentre con l’affluenza delle elezioni del 2010, circa 2,204 milioni, 22.400 firme. Si eliminerebbe inoltre l’impossibilità di abrogare con referendum la legge elettorale regionale, vietando al contempo di porre dei limiti di ammissibilità temporali per i quesiti referendari.

Via libera poi al referendum deliberativo, cioè alla proposizione di leggi di iniziativa popolare approvabili tramite referendum. Unica richiesta la sottoscrizione di almeno il 2% dei votanti alle ultime elezioni. Altrà novità sarebbe l’introduzione di un referendum confermativo, cioè la possibilità di sottoporre a quesito le leggi regionali entro 100 giorni dalla loro pubblicazione, quando ne facciano richiesta almeno l’1% dei votanti alle ultime elezioni. Infine, il referendum del richiamo dell’eletto inadempiente: qualora ne facciano richiesta almeno il 5% dei votanti alle ultime regionali il consigliere dovrà sottostare al giudizio delle urne (senza, ovviamente, quorum). Tutto in base al principio anglosassone del “wrongdoing”, cioè di una condotta pregiudizievole agli interessi della comunità piemontese.

Il link alla proposta del Movimento 5 Stelle:

Modifica dello Statuto regionale

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