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Il nuovo corso Marche: rivoluzione green o speculazione edilizia?

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C’è chi lo ha subito ribattezzato “il distretto salutare”, chi lo ha definito il primo quartiere “senz’auto”, fondamentale tassello di una rivoluzione “ecosostenibile”. E poi c’è chi ne parla come di una pura e semplice “opera di speculazione”, scagliandosi contro i “palazzinari” e contro la giunta di centrosinistra (gli ultimi sussulti di Chiamparino) colpevole di aver “scippato” corso Marche alla Alenia e ai suoi lavoratori. Fatto sta che l’opera di riqualificazione urbana di corso Marche a Torino rappresenta una fonte di polemiche politiche, ma non solo: sia il mondo del lavoro (le Rsu), sia a una parte (minoritaria) del mondo ambientalista (Paolo Hutter ha parlato di “esagerazione edilizia”) si sono infatti scagliati contro il progetto.

IL NUOVO CORSO. A mettere a punto l’avanguardistico piano è stato il prestigioso Studio Amati, architetti romani tra le altre cose impegnati anche nel riassetto dello stabilimento di Alenia a Caselle (complementare al progetto corso Marche). Il progetto di riconversione dell’area industriale di Alenia riguarda una zona della città semi-centrale, e prevede la creazione di un nuovo quartiere di 22 ettari “in grado – così dicono i progettisti – di offrire agli abitanti un polo attrattivo che sia alternativo al centro della città”. Un centro commerciale? Anche, ma non solo: l’ambito commerciale coesisterà infatti “con le funzioni residenziali e terziarie”, per un quartiere che nelle intenzioni dei progettisti si svilupperà lungo un ampio viale pedonale centrale delimitato da due piazze. Nelle piazze sorgeranno i due edifici simbolo del nuovo corso Marche: una torre alta 150 metri (e fortemente criticata dai No Grat), e la sede dei Master Internazionali in campo aerospaziale del Politecnico di Torino. Proprio la torre è stata oggetto di aspre critiche alle quali gli architetti hanno risposto con un dettagliato piano virtuale per minimizzare il suo impatto con lo skyline cittadino (lo trovate qui).

Si è poi parlato di una rivoluzione ecosostenibile, e questo principalmente per due motivi: la scelta di rendere il quartiere interamente pedonale e quella di dotare i nuovi edifici di fonti energetiche rinnovabili ed intelligenti (saranno studiate e impiegate, per esempio, tecniche costruttive, materiali, impianti efficienti per il riscaldamento, condizionamento e controllo intelligente dell’ambiente interno). Se a questo vanno aggiunti i 4,5 ettari di parco urbano previsti, i numeri verdi (almeno sulla carta) ci sono.

Le auto – con le loro emissioni – saranno dunque bandite, utilizzando parcheggi sotterranei e valorizzando l’uso del mezzo pubblico (speriamo lo abbiano detto alla Gtt). Sono previsti, inoltre, la limitazione dell’inquinamento acustico attraverso un’attenta programmazione delle operazioni di carico e scarico nelle aree commerciali; criteri di bioclimatica per sfruttare in modo ottimale la luce e il calore naturale; riciclo delle acque per usi secondari, recupero delle acque piovane e depurazione degli scarichi. “Finalmente – ha detto l’architetto Alfredo Amati, capo progetto – l’Italia con Torino accoglie questa nuova sfida per l’innovazione, introducendo anche nel nostro Paese il primo quartiere veramente pedonale”.

I NUMERI DEL PROGETTO. La superficie del lotto è di 240mila mq; 184mila mq saranno adibiti alle funzioni “residenziali, commerciali e terziarie”; 25mila mq per il “distretto high tech”; 6mila mq a non meglio precisate “attrezzature di interesse generale”; per la scuola saranno disponibili 550 mq; al verde pubblico 60mila mq; ai parcheggi (la gran parte sotterranei) 110mila mq. La fine dei lavori è prevista per fine dicembre 2015.

LE POLEMICHE. Il progetto è stato approvato in fretta e furia negli ultimi giorni di lavoro della giunta Chiamparino, tra mille polemiche. La delibera relativa alla variante al piano regolatore del Programma integrato Alenia è stata approvata nel pomeriggio dell’11 maggio con 29 voti a favore, 3 astenuti e 3 contrari. Il presidente della Sala Rossa Beppe Castronovo aveva giocato di sponda con i rappresentati dei lavoratori Alenia, in particolare con la Fiom, tentando di far slittare l’approvazione, ma la maggioranza e il Pd in particolare (non tutti i suoi esponenti, come vedremo) hanno fortemente spinto verso una rapida approvazione. A suscitare molte perplessità nei contrari al progetto l’affidamento dell’appalto al consorzio Csi di Verona, di cui detengono piccole quote azionarie anche i costruttori Gavio e Rosso, “senza – denunciano tra gli altri il candidato sindaco grillino Vittorio Bertola e il deputato del Pd Stefano Esposito – il coinvolgimento dell’economia locale torinese”. L’esponente democratico ha anche annunciato un’interpellanza alla Camera per chiedere al Governo informazioni sulla scelta compiuta da Finmeccanica (committente dell’intero progetto), il cui azionista di riferimento è il ministro dell’Economia e che grazie alla delibera da poco approvata potrà riqualificare un’area strategica per il suo stesso futuro (a cominciare dal passante).

Infine non vanno dimenticate le preoccupazioni del sindacato e del mondo del lavoro. La Rsu di Alenia esprime la sua preoccupazione “non tanto per l’approvazione in sé della variante, bensì per il fatto che ad oggi dal mondo politico-amministrativo non sono stati posti a Finmeccanica vincoli che la obblighino al rispetto all’effettiva rilocalizzazione non solo occupazionale ma anche e soprattutto produttiva a Caselle”. Anche perchè, come ha sottolineato Enzo Cugusi, consigliere Sel a Torino – “non vi è alcuna garanzia che il polo Alenia resti a Torino: si tratta di un gruppo che ha già mille dipendenti in mobilità”.

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