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I debiti di Villa Gualino agitano il sonno della Regione: “il cielo su Torino” finisce sul mercato

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Villa Gualino (“Il cielo su Torino”, come recita l’home page del sito ufficiale) è innanzitutto il palcoscenico per un balletto di numeri: 22, 275, 110. In secondo luogo, una battaglia politica tra azionisti di maggioranza e minoranza, manager e amministratori delegati. Per essere chiari: la Regione Piemonte ha bisogno di soldi e mette sul mercato il proprio patrimonio immobiliare, ma “senza svendere”, assicura l’assessore al Bilancio Giovanna Quaglia. E allora da cosa partire se non dal complesso sulla collina torinese progettato (e pensato sin dal 1928) dal celebre finanziere biellese Riccardo Gualino? Un bilancio disastroso, con oltre un terzo del capitale sociale sparito nel nulla e una perdita – nel primo semestre dell’anno – di 275 milioni di euro. Non male, visto e considerato che il valore dell’immobile è stato calcolato all’incirca in 22 milioni di euro.

Villa Gualino fu trasformata negli anni Ottanta – dalla stessa Regione – in una struttura ricettiva e scelta come sede di prestigiose istituzioni scientifico-universitarie (es. la Fondazione europea per la formazione o la Fondazione per le biotecnologie). Oggi piazza Castello sembra intenzionata – attraverso Finpiemonte Partecipazioni – a mettere in liquidazione definitivamente l’esperienza. E qui è iniziata la bagarre interna (ed esterna) che ha agitato il cda del consorzio: a dare inizio alle danze il presidente, Giovanni Faletti, in opposizione all’ad Bruno Mazzetta visto come il braccio armato della Regione “disfattista”. Secondo il primo – in quota Giovanardi – per salvare la Villa basterebbe utilizzare fondi a suo tempo erogati per un nuovo padiglione. Nisba, ha risposto deciso – insieme a Mazzetta – il presidente di Finpiemonte Partecipazioni nonché leghista Paolo Marchioni. Certo, non sarà facile trovare interlocuri privati che in un momento di crisi come questa si sobbarchino l’onere di far risorgere “il cielo su Torino”. Eppure, secondo il ragionamento della Regione, quella della liquidazione è una strada inevitabile.

Chissà cosa penserebbe di tutta questa vicenda lo spregiudicato e talentuoso padre della Villa, Riccardo Gualino, l’amico-nemico di Giovanni Agnelli, il mecenate e collezionista d’arte antifascista (fu inviato al confino nel 1931, ufficialmente per bancarotta fraudolenta). Fatto sta che l’unica certezza, finora, sono i 690mila euro che la Regione ha versato ultimamente nella casse del consorzio per ripianare i debiti: “mai più”, assicurano da piazza Castello.

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